Persistono le perplessità degli insegnanti, ma soprattutto degli studenti, in merito ad una delle novità introdotte quest’anno dal Ministro Valditara, vale a dire il capolavoro dello studente.
Se ormai è chiaro che non verrà richiesto all’esame di Stato, i maturandi si stanno tuttavia domandando perché predisporlo e caricarlo sulla piattaforma Unica. In pratica, che utilità ha per chi termina gli studi con la Maturità 2024?
Nell’Ordinanza ministeriale 55 del 22 marzo 2024, che disciplina lo svolgimento dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione per l’anno scolastico 2023/2024, non si fa alcun cenno al capolavoro dello studente. All’articolo 22 è infatti scritto semplicemente che “Nello svolgimento dei colloqui la commissione d’esame tiene conto delle informazioni contenute nel Curriculum dello studente”.
Nonostante l’assenza di ogni riferimento al capolavoro, si è diffusa tra gli studenti e i docenti l’erronea convinzione che invece questo nuovo documento dovesse in qualche modo rientrare nella prova orale della Maturità.
Fino a quando, in data 17 maggio, a dire il vero un po’ tardivamente, il Ministero ha diffuso una nota con la quale viene finalmente messo nero su bianco che il capolavoro non sarà oggetto del colloquio di esame di stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione e non andrà a confluire direttamente nel Curriculum dello studente, di cui tiene conto la Commissione nello svolgimento del colloquio.
Mentre per gli studenti delle classi non terminali delle superiori la realizzazione e caricamento sulla piattaforma Unica può avere un senso, per i ragazzi del quinto anno, che dovranno affrontare l’esame e concludere il secondo ciclo di istruzione, ci si chiede che utilità possa avere un lavoro che sì sarà inserito nell’E-portfolio, ma che dopo il diploma non si sa che fine farà.
Il Curriculum dello studente, alla conclusione del secondo ciclo, si potrà stampare, ma il capolavoro non rientra nel Curriculum e quindi potrebbe trattarsi, per i maturandi, di un adempimento fine a sé stesso.
Nell’intenzione del Ministero, questo lavoro dovrebbe essere visto come un momento di autovalutazione, un “atto soggettivo di riflessione sul proprio percorso di apprendimento e di crescita personale”.
In quest’ottica, anche per i ragazzi che saranno impegnati nella Maturità, potrebbe trattarsi di un momento utile di autoanalisi, come “l’azione finale di un processo che presuppone: prima una riflessione critica su quanto realizzato durante l’anno scolastico e poi il riconoscimento, quindi la selezione di quel prodotto identificato come passo significativo compiuto per se stessi e la relativa responsabilità assunta, anche in ottica di quanto si è compreso e in relazione alle competenze che si ritiene di aver sviluppato”.
Tutto giusto, se non fosse che soltanto a metà maggio sono state fornite indicazioni più precise su come individuare il capolavoro. Dunque, quasi a conclusione dell’anno scolastico, in un mese in cui, tra l’altro, i ragazzi sono impegnati nelle ultime verifiche, oltre che nella preparazione dell’esame.
A causa di questo ritardo, un passaggio che sulla carta avrebbe potuto essere utile e importante, in definitiva si sta rivelando, soprattutto per gli studenti dell’ultimo anno, un ulteriore adempimento burocratico di cui sfugge tuttora l’utilità.
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