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Cara Luciana, novella Montessori, ritorni in classe!

In apertura devo scusarmi con le tante colleghe e colleghi che hanno replicato all’illuminata smargiassata della pedagoga Luciana Littizzetto, novella Montessori in cerca di visibilità: quello stucchevole e tutto pianificato da Fazio che fa il finto indignato evidentemente non le basta.

La migliore, mi spiace per loro, credo sia quello ante litteram di una mia collega di Francese. A una madre stizzita, che durante un colloquio le chiedeva di avere più polso nella gestione della classe “chè altrimenti, professoressa, le mangiano la pastasciutta in testa”, con calma olimpica ha risposto: “cara signora, cominci lei ad avere più polso insegnando a suo figlio almeno la base dell’educazione che è, come lei sa, rispettare il prossimo. Come avrà certamente notato, non le ho detto rispettare l’insegnante, ma il prossimo. Categoria a cui appartengo io, i miei colleghi e i suoi compagni di classe che passano l’intera mattinata scolastica a schivare gli aeroplanini, i gessetti e ogni oggetto che, al suo amorevole figlio, capita fra le mani. Se a lei questo non le provoca alcun turbamento e magari la fa ridere a noi, che cerchiamo di insegnare e agli alunni che cercano di apprendere, crea qualche problemino”.

L’intervento della Littizzetto, col suo appello all’empatia che in questo caso c’entra quanto i cavoli inzuppati nel caffelatte, è solo fuorviante – e pericoloso – perché parente stretto con il modo stereotipato di pensare che delega alla scuola anche i basilari principi dell’educazione. E questo, Lei mi darà certamente ragione, per una comica che dovrebbe lavorare per smontare i luoghi comuni e non alimentarli è davvero imperdonabile e squalificante.

La scuola, cara ex collega Littizzetto, contribuisce a rinforzare la formazione e l’educazione degli alunni che dovrebbero giungere alla scuola con almeno le basi della materia che, come lei certamente sa, non presuppone sparare con fucili ad aria compressa ai prof non empatici o divertenti come Lei. Però un merito, di cui non vantarsi troppo, il suo intervento improntato a delegare alla scuola lo scibile umano, ce l’ha: ha alimentato e giustificato il bullismo.

E questo, lei che è così perspicace se ne sarà accorta, la fa somigliare più allo smargiasso alunno che all’insegnante empatica e certamente simpaticissima che è stata per nove anni.

Augusto Secchi

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