Cara Mila Spicola, come collega sobriamente impensierito dal D-day prossimo venturo, mi permetto di rivolgere, questa breve, alla sua attenzione. Il tempo stringe. Da persona competente, e investita di responsabilità politiche, ha la possibilità di parlare, prima del 29 agosto, (prima del gran giorno dedicato alla madre di tutte le riforme sulla scuola), al buon Renzo, il rinnovatore. Per proporgli cosa? Una “armonizzazione”: “spacchettare” il Miur. Università e Ricerca all’attuale ministro, già segretario politico di un partito ormai evaporato in una nuvola di fumisteria e ridicolizzato alle ultime elezioni europee. E l’Istruzione (ancora pubblica? ancora statale?) al vice segretario regionale del Pd Sicilia. Cioè, a lei. Cioè a una persona che ha una idea di scuola, che sa di scuola. Non credo che il suo incarico, all’interno del Pd siciliano, possa costituire un impedimento. Anzi, proprio il suo valore e il suo merito, potrebbero essere una garanzia. Nonostante il fatto che, per interpretare la politica del Pd siciliano negli ultimi 10 anni, non sarebbe bastevole né la qabbalà, né i trattati esoterici di tutte le latitudini.
Più agevole interpretare quella del Pd nazionale: una accurata (e geniale) finta opposizione ai governi del signor B.; una militarizzata remissività ai dettami della Ue, Bce, e Fmi, la troika, le livide sanguisughe del sottosuolo, affette da vampirismo, ma solo ed esclusivamente in direzione del cd “debito pubblico”. Ma una persona come lei, informata sui fatti della scuola pubblica statale degli ultimi 20 anni, potrebbe tentare, con successo, di separare la demagogia da un progetto condiviso, e allineato al dettato costituzionale, che riguarda il sistema nazionale di istruzione. Insomma, partire dalla sua “Proposta sul lavoro docente”, comparsa sulla rivista Scuola Democratica. Naturalmente, ammesso che questa “visione laica” si compia, bisognerebbe fare i conti, in ogni senso, con la arcigna guardia della tecno burocrazia del Mef, e dei suoi angeli custodi: Padoan, dall’Ocse, e Cottarelli, dal Fmi. Ci vorrebbe il Tom Cruise di “Mission impossible”. Per cominciare, forse sarebbe sufficiente: non derubricare i diritti lesi, e legittimamente acquisiti, di “quota 96” in semplici aspettative, come ha fatto il suo Segretario nazionale e PdC nei giorni scorsi; non dimenticare il “prelievo”, quantificabile in 10 mld di euro, sopportato dalla scuola pubblica statale negli ultimi 8 anni (2 mld, da Prodi/Padoa Schioppa e 8mld, da Gelmini/Tremonti), a beneficio del bilancio dello Stato. Prelievo, amorevolmente amministrato dal Mef. non dimenticare le 150.000 persone (tra ata e docenti) con i contratti non più rinnovati, dal 2008. Consigliabile fermarsi. L’elenco, una grandinata di norme spalmate sempre all’insegna del risparmio e di una retorica inflazionata, è noto per le persone minimamente avvertite e informate. Quindi, specularmente, sempre per cominciare: dimenticare e cassare il DL 25 giugno 2008 n. 112; “stanare”, il termine è sgraziato ma rende l’idea, quegli insegnanti rassicurati solo da pratiche di cinica indifferenza; (una quota fisiologica, sicuramente minoritaria, esiste in ogni categoria di lavoro); modificare la natura programmatica dell’art.53 della Costituzione, in natura precettiva.
I “padri costituenti” odierni, (ma senza Costituente) e non esattamente legittimati dalla sentenza della Corte Costituzionale n°1/2014, hanno riformato il Titolo V, attribuendo allo Stato una “clausola di supremazia” verso le regioni. Potrebbero, con altrettanta solerzia, apportare l’aggiornamento di cui sopra. E i padri costituenti odierni, potrebbero trovare ispirazione da altri padri, quelli che sedevano in Parlamento nella primavera del 2012, quando hanno inserito, sempre in Costituzione, il pareggio di bilancio, su semplice invito, non imposizione, invito della Ue…). Mi fermo; chi avrà avuto la pazienza di leggere questa breve, potrebbe integrare al meglio l’elenco delle proposte. Ma forse, in periodo ferragostano…