È la seconda volta ormai che la ministra si rivolge agli studenti per “delegittimare gli insegnanti ai loro occhi. A settembre li invitò addirittura a ribellarsi “ai genitori, ai prof, alla scuola”; ora a chiedere ai professori di dare meno compiti per le vacanze; e naturalmente ha riscosso in ambedue i casi un’ovazione”.
È il Gruppo di Firenze che così scrive a Carrozza in una lettera aperta. Dal suo osservatorio ministeriale, è semplice lanciare proclami, viene ancora scritto, ma chi ogni giorno è in trincea preferirebbe più discrezione, a parte che sarebbe “più corretto lasciar decidere ai docenti “in scienza e coscienza” se dare pochi, molti o nessun compito e se debba trattarsi di leggere un libro, di scrivere un testo o di ripassare un argomento”.
Ma la gravità di quanto detto dalla ministra sarebbe ancora più pesante se si riflette, scrive il Gruppo, sul fatto che “con simili messaggi Lei, il Ministro dell’Istruzione, si pone come difensore dei ragazzi nei confronti di una di una scuola che ai suoi occhi sarebbe oppressiva; e così incoraggia in loro atteggiamenti di contrapposizione e di sfiducia verso i docenti, invece di invitarli alla serietà dell’impegno”.
Invece di rivolgersi agli studenti invitandoli, coma ha fatto Obama in Usa, al rispetto del lavoro dei prof, “prestando attenzione a questi maestri, dando ascolto ai genitori, ai nonni e agli altri adulti, lavorando sodo, condizione necessaria per riuscire”, la ministra Carrozza, scrive sempre il Gruppo di Firenze, divaga dai veri problemi della scuola italiana.
“La scuola ha infatti estremo bisogno di un governo che le assicuri non solo le necessarie risorse, ma anche il sostegno morale di chi è consapevole dell’importanza e della difficoltà del suo compito”.
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