Franca Principe, dirigente scolastico dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Carlo Pisacane” di Sapri, scrive alla ministra dell’istruzione, Valeria Fedeli, una lettera aperta nella quale denuncia l’assenza del ministero proprio nel momento in cui dovrebbe proteggere i suoi servitori. E ora si vede condannata per un “delitto” riguardante la tutela della sicurezza e salute dei lavoratori e degli studenti: ingiusto.
Egr. Sig. Ministro della Pubblica Istruzione,
mio nonno, contadino, insignito al valore nelle due guerre e mio padre, operaio, combattente nella seconda Guerra e poi sostenitore della Democrazia del popolo, mi hanno insegnato a guardare negli occhi il mio interlocutore; da loro ho appreso un infinito amore per la vita, il lavoro, il rispetto della legge, la gioia dell’apprendimento.
Su questi valori ho fondato la mia scelta professionale: tra mille difficoltà economiche e da studente lavoratore ho portato a compimento i miei studi universitari, per diciotto anni sono stato un docente, da nove sono un dirigente della Scuola pubblica italiana.
Qualche giorno fa, in un Tribunale della Repubblica, ho cercato invano di incontrare lo sguardo di un giudice che pronunciava nei miei riguardi una sentenza di condanna, per un “delitto” riguardante la tutela della sicurezza e salute dei lavoratori e degli studenti di un Istituto scolastico.
La scuola per la quale da nove anni lavoro, mi è stata affidata in difficili condizioni logistiche; nel corso degli anni ne ho migliorato la struttura, la forma organizzativa, la qualità del servizio, guidando la comunità alla realizzazione della missione costituzionale, interpretando i bisogni di un territorio povero, sostenendo il cambiamento richiesto dalle riforme del sistema di istruzione succedutesi nel tempo.
Ho lavorato, non senza avvertire la fatica di 10, 12 ore di lavoro al giorno, senza tregua. Non per denaro, solo per amore della cultura e della ricerca.
Mentre la sentenza veniva pronunciata, un caleidoscopio di immagini mi ha travolto: un lastrico solare inaccessibile e non destinato ad attività se non quelle di manutenzione, una bidella che sciaguratamente dopo aver aperto la porta che accede al solaio omette i suoi doveri di vigilanza, un vivace e brillante studente da qualche giorno diplomato che accompagna un altro studente a sostenere l’esame di maturità, studenti festosi ed euforici che inopinatamente accedono al lastrico, il grave incidente, peraltro in mia assenza, impegnata quale presidente di Commissione in Esame di Stato, in altra sede e sostituita dal vicario.
Lo studente infortunato si è presto ripreso, studia all’Università e conduce la sua giovanile esistenza come tutti i giovani universitari di buona famiglia di ogni tempo. La bidella è stata dichiarata inidonea al servizio e posta in pensione, non è stata indagata. L’ente proprietario, tenuto alla manutenzione è stato assolto. Un mese di carcere ed un risarcimento di 15.000 euro a titolo di provvisionale provvisoriamente esecutiva è la pena per il dirigente.
In sei lunghi anni è stata ricercata la verità o un capro espiatorio?
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Credo fermamente di essere stata vittima di un errore giudiziario e ricorrerò in tutti i gradi di giudizio, affinché sia dimostrata la mia assoluta non responsabilità rispetto ai capi di imputazione. Ma quella sentenza (interpretata forse superficialmente da alcuni mass media che hanno diffuso la notizia nella mia comunità professionale, ampia e nazionale, scrivendo che “giustizia è stata fatta”) hanno profondamente ferito un rappresentante dei lavoratori. È stata ferita una persona che porta da sola il peso di una responsabilità collettiva di circa 900 studenti, delle loro famiglie, di più di 100 dipendenti, ogni giorno, con regolarità e senza luci di ribalta, nell’ordinario esercizio dei doveri di ufficio.
La mia amara esperienza, onorevole Ministro, è un exemplum e Le rivolgo questo appello affinché non resti un’esperienza di frustrante solitudine, presto dimenticata dalla cronaca, bensì una occasione germinativa, di condivisione di impegno civico, per la risoluzione di un problema che
non riguarda , come già detto, un singolo dirigente, ma tutti gli 8.000 dirigenti scolastici italiani i quali hanno, frattanto, espresso sui social solidarietà ed indignazione per le ormai insostenibili responsabilità connesse al ruolo.
Nella scuola, tutti, studenti, docenti, personale e anche il dirigente, devono sentirsi al sicuro.
La responsabilità oggettiva connessa al ruolo non può tout court essere trasformata in colpa, dolo, mancanza personale.
Il Dlgs 81/08 deve essere assolutamente modificato, non è ammissibile che i dirigenti scolastici siedano su una polveriera ardente e paghino per responsabilità di inadempienze di altri enti e /o altri soggetti professionali.
Il mio appello a Lei, on. Ministro, è a sostenere in trincea gli 8000 dirigenti che, come me, combattono silenziosamente per continuare ad insegnare ai Nostri giovani a guardare negli occhi l’interlocutore, a testa alta verso il loro futuro, nel rispetto delle leggi e dei doveri morali, come mi è stato insegnato dai Padri del nostro Paese.
Con stima ed ossequi.
Sapri, 19 maggio 2017
Franca Principe, dirigente scolastico dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Carlo Pisacane” di Sapri