Il caso della docente di un liceo scientifico, autrice del post offensivo su Facebook nei confronti del carabiniere ucciso a Roma giovedì notte, ha suscitato un’ondata di sdegno ad ogni livello.
Non sono bastate le scuse dopo il post “indegno” sui social network che adesso ha chiuso il suo profilo Facebook.
Così come già segnalato dalla Tecnica della Scuola, la docente ha violato l’articolo 13 del Testo Unico n.3 del 1957 che, all’ultimo comma, recita: “Fuori dell’ufficio, l’impiegato deve mantenere condotta conforme alla dignità delle proprie funzioni”.
Da domani sarà avviato formalmente il procedimento disciplinare chiesto dallo stesso ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e avviato dall’Ufficio scolastico Regionale.
La docente sarà sospesa con effetto immediato in attesa dell’esito del procedimento e con la sospensione cautelare, in attesa di un giudizio definitivo (con il rischio concreto del licenziamento), non percepirà lo stipendio.
Un altro caso di post choc di una docente?
Nelle ultime ore è spuntato un altro post “discutibile” di una docente sulla triste vicenda di Roma.
Si tratta del tweet postato sul proprio profilo da Patrizia Starnone, docente di diritto ed economia politica presso l’Istituto Pascal di Giaveno, indirizzo amministrazione finanza e marketing, già candidata della Lega alle scorse comunali.
Starnone ha scritto: “Quando è necessario e non vi è altra scelta, un colpo in testa al reo confesso”.
“Le mie parole sono state strumentalizzate – ha spiegato l’insegnante – perché io non ho fatto altro che invocare l’articolo 53 del codice penale: ovvero, quello che fa riferimento all’uso legittimo delle armi”. Cioè: “Quando è in pericolo la vita di un rappresentante delle forze dell’ordine, ma potrebbe anche trattarsi di quella di un cittadino, è giusto usare le armi. Forse userei un vocabolo meno colorito: un colpo al cuore, al petto. Ma il pensiero non cambia: io mi riferivo all’articolo 53. Conosco la legge e il rispetto per gli altri”.
Un altro post “sconsiderato” e già su Twitter divampa la polemica.