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Carabiniere ucciso, la prof che ha scritto “uno di meno” su Facebook non se la caverà con le scuse

Facebook è uno strumento utilissimo. Ma anche pericolosissimo. Ancora di più per un insegnante: un anno e mezzo fa molti era sembrato eccessivo avere scritto sulla nostra testata giornalistica che “l’etica e il buon senso” ci dicono che un docente deve sempre negare la richiesta di amicizia sul social media più seguito da parte dei suoi alunni. La stessa etica e buon senso, poi, devono sempre prevalere quando si ‘postano’ messaggi, video o immagini.

Perché un docente, lo abbiamo detto tante volte, non termina di essere tale una volta varcata la soglia d’uscita del suo istituto scolastico: è infatti sempre tenuto ad avere un comportamento in linea con il suo delicato ruolo di educatore. L’amministrazione su questo punto, quando si arriva ad esprimere gravi frasi, a sfondo fortemente offensivo, o comportamenti oltre le righe, difficilmente perdona.

La prof che augurava la morte ai bambini migranti è diventata Ata

Qualche anno fa, nel 2016, una docente di un istituto superiore di Venezia scrisse su facebook: ‘bisogna eliminare anche i bambini dei musulmani tanto sono tutti futuri delinquenti’ e che proposito dei naufragi dei migranti si augurò ‘che affoghino tutti… che non se ne salvi nessuno’. La prof venne prima licenziata, per poi vedersi trasformata la sanzione in sei mesi di sospensione ed il demansionamento in assistente amministrativo.

Nel commentare l’epilogo di quella vicenda, avevamo detto a Radio Cusano che per i docenti che scrivono insulti su facebook la sanzione è doppia: “Gli insegnanti farebbero bene ad utilizzare il bonus sull’aggiornamento professionale per frequentare dei corsi sulla corretta gestione dei cosiddetti Social”.

“Questo non significa che un impiegato o un cittadino che non lavora a scuola può liberamente insultare gli stranieri o lasciarsi andare a frasi razziste, perché in caso di denuncia ne risponderebbero comunque in tribunale.  Per un insegnante, però, la sanzione può considerarsi doppia. Perché, oltre ad affrontare un eventuale processo, deve tenere conto delle conseguenze che sconfinano sul piano professionale. Con il pericolo di vedersi al centro di procedimenti disciplinari, i quali possono arrivare fino al grado maggiore: l’incompatibilità all’insegnamento o addirittura al licenziamento”.

I docenti sono sempre pubblici ufficiali

Del resto, delle due l’una: non si può rivendicare il ruolo di pubblici ufficiali, ricordandolo ogni volta in cui qualche genitore si macchia di vergognosi atti di violenza, verbale o fisica verso un docente. E poi comportarsi come un incolto senza un briciolo di umanità.

Il carabiniere Mario Cerciello Rega, ucciso a coltellate all’alba del 26 luglio, in pieno centro a Roma, meritava il massimo rispetto. Da tutti gli italiani. Ma soprattutto dai “colleghi”, quindi anche dagli insegnanti, che come i militari sono servitori dello Stato.

Invece, a tradirlo, anche se solo per pochi minuti, proprio su facebook, è stato uno degli insegnanti che avrebbe dovuto difenderlo, senza se e senza ma, magari anche davanti ai commenti superficiali dei suoi alunni: postando quella frase (“Uno di meno” e “non ne sentiremo la mancanza”) la donna ha infatti voluto dare un senso, che invece non c’è, alla morte assurda di quell’uomo, che non a caso ha spezzato il cuore della stragrande maggioranza degli italiani, tra cui una marea di insegnanti.

Sanzioni in arrivo

Dare poi al carabiniere dello “stupido”, per via di un presunto sguardo “poco intelligente”, la dice lunga sul grado di lucidità di quella docente in servizio in un liceo del novarese. Significa, probabilmente, che si è talmente adattata al livello di superficialità con cui tanti si avvicinano ai social media, da dimenticarsi chi è e da dove viene.

Rinsavita, la donna è presto tornata sui suoi passi. Ma a poco servono le scuse. Immediata è scattata una forma di indignazione generale.

Lo stesso ministro Marco Bussetti ha promesso che su questa vicenda il Miur si attiverà “fino in fondo” e che occorre fare attenzione, giustamente, a non confondere il pensiero di quella prof con quello che pensano dell’operato dei carabinieri tutti gli altri insegnanti.

Se fossimo nei panni della docente che giudica le persone sulla base della professione che svolgono e dei loro tratti somatici, rispolverando superate teorie lombrosiane, non dormiremmo sonni tranquilli.

Alessandro Giuliani

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