Personale

Carabiniere ucciso: perchè una sospensione cautelare per la docente?

Secondo le ultime notizie di agenzia, riprese anche in un nostro articolo, l’insegnante di Novara colpevole di aver postato su FB un commento del tutto fuori luogo sulla morte del carabiniere potrebbe essere sospesa già a partire da lunedì 29.
C’è già chi parla di sanzione ma in realtà le cose stanno in modo diverso.
La docente, stando a quanto dice il Miur, potrebbe essere sospesa fino al termine del procedimento disciplinare.
Premesso che trattandosi di una vicenda sviluppatasi nelle ultime ore (e quindi ad “uffici chiusi”) è probabile che per il momento si tratti ancora più di una intenzione della Amministrazione che di un atto già efficace, proviamo a chiederci su quale norma si potrebbe basare una sospensione.
Intanto va detto che si potrebbe trattare di una sospensione cautelare, cioè di un provvedimento che l’Amministrazione può prendere proprio nella fase di avvio di un procedimento disciplinare.
Durante la sospensione il dipendente non percepisce lo stipendio ma solamente un “assegno alimentare” pari al 50% dello stipendio tabellare.
Ma con quali motivazioni viene in genere adottato questo provvedimento?
Ci sono 2 ordini di motivi. Il primo è che in alcuni casi potrebbe essere necessario sospendere il dipendente per poter svolgere in modo accurato gli accertamenti. Se per esempio si deve procedere contro un DSGA accusato di un grave errore nella gestione contabile, è evidente che è opportuno sospenderlo per evitare che egli possa “correggere” gli atti in modo da nascondere eventuali operazioni illecite.
Il secondo motivo è che spesso è necessario “sottrarre” il dipendente dal rapporto con il pubblico e con il territorio: è una motivazione che viene utilizzato quando si apre un procedimento disciplinare nei confronti di un docente per problemi legati alle relazioni con gli alunni o con le famiglie.
Non conosciamo il testo del provvedimento di sospensione cautelare, che forse non è ancora stato neppure formalizzato, ma conoscendo i principi generali che la regolano, ci permettiamo di nutrire qualche dubbio sulla piena legittimità di una sospensione cautelare assunta a fine luglio, e cioè a scuole chiuse (quanto alla possibilità che l’insegnante “pasticci” le prove è ovvio che si trattà di pura fantascienza in quanto nascondere o modificare dati immessi in rete è pressochè impossibile: la polizia postale impiegherebbe meno di un’ora per ricostruire la vicenda).
La sensazione è che la sospensione venga auspicata più per motivi “politici” che amministrativi e cioè per dare un segnale.
In altre parole si tratterebbe, come era già avvenuto per il caso della professoressa Dell’Aria di Palermo, di dare spazio all’ondata di indignazione che le parole della professoressa novarese hanno suscitato in tutta Italia.
Insomma, una sospensione cautelare da prendersi più per rivolgersi alla “pancia” del popolo che per rispondere ad esigenze procedurali

Reginaldo Palermo

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