Oltre alla difficoltosa ripresa delle attività produttive e scolastiche, i sistemi di formazione si confrontano con varie e crescenti preoccupazioni: la risalita dei casi da COVID-19 afferenti ad una probabile quinta ondata, le crescenti spese per l’acquisto di materiali, libri e cancelleria e l’impossibilità di farsi carico dei costi dell’energia che limitano di fatto l’utilizzo di alcune categorie di edifici e lo svolgimento di attività specifiche a scuola. La carenza docenti, denunciano le testate internazionali come Le Monde, Financial Times e CNN, sembra interessare da vicino i sistemi formativi di USA ed Unione Europea. Procedure concorsuali macchinose, stipendi bassi e scarse garanzie allontanano anche i giovani più decisi dall’intraprendere una carriera nel mondo dell’istruzione e della formazione scolastica. In realtà come Polonia ed Ungheria ciò sta aprendo ampie crisi e provocando la possibile chiusura di plessi scolastici anche nelle maggiori città. Situazioni non migliori in Francia e Germania.
L’inflazione, l’aumento complessivo dei costi per far fronte ad una mobilità sempre più schizoide e globale limitano ulteriormente la disponibilità dei docenti a muoversi presso destinazioni distanti dal proprio domicilio. Questo accade in Francia, ove si registra, almeno per ora, uno shortage pari a 4.000 docenti, in Ungheria e Polonia, ove il tasso, proporzionato all’esigua popolazione rispetto alle realtà propriamente continentali è rispettivamente di 16.000 e 13.000 docenti assenti colle rispettive classi scoperte. Oltre all’assenza di disponibilità in termini di mobilità complessiva, si lamenta la presenza di numerosi posti vacanti non coperti da candidati qualificati: abilitazioni, concorsi ed attestazioni non sono sufficienti ed atti a ricoprire il ruolo docente. In Germania, dove le ferie estive si sono già concluse, c’erano 4.400 posti vacanti nella Renania settentrionale-Vestfalia, lo stato più popoloso del paese, all’inizio dell’anno scolastico previsto per il 10 agosto. Lo Schleswig-Holstein ha registrato 200 posti vacanti per le sue classi il 14 agosto. A Berlino già 875 posti vacanti il primo giorno di scuola, il 20 agosto.
Gli esecutivi europei, indipendentemente dalle afferenze politiche, non hanno lavorato in maniera coordinata per garantire un migliore posizionamento professionale, salariale e migliori condizioni di welfare. L’UE si è limitata a meri progetti, limitati contributi ed investimenti mirati e temporanei per migliorare nel complesso la condizione docente, dichiarando guerra al lavoro sommerso ed allo sfruttamento presso istituti pubblici e privati. Le problematiche e i limiti del sistema scolastico che riducono quasi a zero l’interesse delle nuove generazioni per il ruolo docente sono legate a precarie condizioni professionali e retributive, a mobilità esagerata sui territori nazionali e a vincoli e retoriche assuntive legate a macchinose e lentissime procedure concorsuali di abilitazione, arruolamento e formazione continua. Pertanto il Vecchio Continente, poco lungimirante, è interessato dalla penuria grave di quegli architetti che, nonostante le precarie condizioni, lavorano al fine di costruire pensiero e coscienza critica dei giovani europei.
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