Già da tempo si rilevano queste crepe nel mondo della cultura e i ragazzi si esprimono come possono, scrivono come sono stati allevati mentre manca una profonda riflessione sul tema e scarso desiderio di cambiare.
Guido Gentili sul Sole 24 Ore riflette sulla ormai famosa denuncia del 600 intellettuali italiani secondo i quali i nostri studenti non saprebbero la lingua italiana e si chiede: Che fare, ora?
Rimboccarsi le maniche e tentare di ripartire per migliorare il sistema. Invitare ad esprimersi, scrivere e leggere sono gli “step” da seguire per compiere una vera sterzata.
Si chiede ad alta voce la conoscenza dell’inglese in presenza di forti carenze nella grammatica Italiana.
Non solo, la Regione Veneto si propone addirittura di applicare il dialetto nei percorsi scolastici, giusto per completare il disastro linguistico.
E vanno di moda i social network che oggi trionfano in questa scuola nello stagno. Sono difficoltà da superare, frutto anche di scelte politiche in continuo mutamento, che ne ostacolano lo sviluppo.
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Chi insegna, scrive Gentili, ha il privilegio di esprimere idee e incoraggiare l’entusiasmo, la passione e la creatività negli studenti.
Attraverso l’impegno comune si può lavorare meglio, così da consentire alle scuole, università comprese, di essere davvero competitive.
Nel Paese dove è altissimo il tasso di “riformite” acuta della scuola (non c’è praticamente governo e Parlamento che non abbia cercato di mettervi mano) il 70% degli italiani ha difficoltà a capire un testo di media lunghezza ed il 54% non legge un libro l’anno.
Dobbiamo rimboccarci tutti le maniche: questa è un’emergenza nazionale.
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