Cari Dirigenti, cari genitori, care istituzioni, i recenti episodi di bullismo, che ormai inondano la cronaca quotidiana, devono interpellare le coscienze di tutti e farci riflettere.
Se un ragazzo entra nella scuola armato di un coltello allora significa che sia la famiglia che la scuola hanno fallito la loro funzione pedagogico-educativa e che entrambe le due massime agenzie formative si trovano in una condizione di impotenza e di smarrimento a reagire a situazioni di questo genere.
Ormai la famiglia è stata distrutta, frantumata, svuotata della sua funzione di essere il fulcro della società ed è incapace di dialogare con la scuola perché è sola e abbandonata al suo destino. Con la delega della famiglia la scuola si è trovata ad accollarsi un onere non indifferente. Tuttavia il compito della scuola non è quello di educare, funzione che spetta al ruolo genitoriale, ma di coeducare, ossia affiancarsi alla famiglia nel processo di crescita formativa dei ragazzi.
Di fronte a questo status quo è urgente che la scuola venga supportata da altre figure professionali (psicologi, sociologi) in grado di capire le problematiche adolescenziali. Gli insegnanti non possono lavorare all’interno delle istituzioni scolastiche con la crescente paura di essere minacciati e aggrediti.
Basta con gli atteggiamenti buonisti. Quest’aggressione, tuttavia, dimostra ormai che si sono superati tutti i limiti e che nelle aule scolastiche può veramente accadere di tutto, in quanto i docenti non hanno ormai nessuna arma in più per potersi difendere. Sono soggetti a subire tutte le angherie del mondo e si sentono impotenti di affrontare qualsiasi situazione di pericolo. Oltre al danno subito, all’onta, al dileggio, allo sfregio alla dignità umana, malcapitat professore che in quel preciso momento in cui è accaduto il fattaccio rappresentava lo Stato italiano nelle vesti di pubblico ufficiale.
Mi chiedo dov’è allora la dignità umana che viene nelle classi giornalmente messa sotto i piedi da adolescenti che vanno a scuola con l’intento di compiere gesti eclatanti per una orrenda mania di protagonismo, di far capire che il mondo appartiene a loro, che vige la legge del più forte contro il più debole.
Gli insegnanti rappresentano la spina dorsale di una Nazione, ed episodi così ignominiosi tendono solo a gettare discredito sul mondo della scuola e sul lavoro degli insegnanti, un lavoro preziosissimo, malpagato e socialmente non riconosciuto nella sua giusta valenza sociale.
È giunto il momento di dare credito (seriamente e non a chiacchiere) alla figura dell’insegnante e la classe politica ne deve prendere atto nelle sedi adeguate se vogliamo bene all’Italia perché il suo futuro passa solo attraverso la scuola.
Mario Bocola
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