“Cari insegnanti, la vostra è protesta è sacrosanta e non posso fare altro che esprimere tutta la mia solidarietà”: sono di questo tenore le prime parole della lunga lettera che il presidente del consiglio di istituto del Comprensivo “Morosini” di Venezia ha indirizzato nei giorni scorsi ai docenti della scuola.
La lettera non passerà inosservata anche perché il tono complessivo della lettera non lascia spazio a equivoci: il presidente del consiglio di istituto Roberto Longo si dichiara totalmente d’accordo con i motivi della protesta e arriva persino ad affermare che “alcune delle proposte di protesta ipotizzate, e decise già in molte scuole, possono essere accolte e sostenute anche dai genitori”.
Secondo Longo “bisogna evitare di fornire l’immagine che a fronte di un Governo che ‘piccona’ la scuola dall’alto, la risposta sia quella di ‘picconarla’ anche dal basso, nel qual caso si potrebbe seriamente correre il rischio di un effetto boomerang, e di mettere in una luce ancora più negativa la categoria degli insegnanti”.
Il presidente Longo non fa fatica ad ammettere anche che “appare condivisibile il rifiuto di accettare ore eccedenti ( per l’evidente ragione di permettere a tanti precari di poter accedere almeno alle supplenze e di mantenere con le 18 o 22 ore il rapporto ottimale per la qualità dell’insegnamento)” e che “condivisibile appare anche il rifiuto a sostituire i docenti assenti, in quanto questa funzione di ‘tappabuchi’ copre l’interruzione di un insegnamento che invece dovrebbe essere garantito con la nomina tempestiva dei supplenti”.
E non ha neppure difficoltà a condividere “l’intenzione di sospendere le gite lunghe, che hanno perso gran parte degli scopi educativi ipotizzati”.
Ma c’è un ma: “un po’ meno condivisibile appare ai genitori estendere la sospensione delle gite alle uscite entro l’orario delle lezioni in quanto, essendo queste sempre state funzionali all’attività didattica, essa risulterebbe come un danno effettivo al percorso formativo”.
“In generale si può affermare che tutte le funzioni previste e pagate con il Fondo di Istituto appaiono strutturali alla progettazione e al coordinamento dell’offerta formativa e il rinunciarvi priverebbe la scuola di parti davvero essenziali della sua funzione”.
“Così pure – sottolinea Longo – lasciare vacanti alcune funzioni come quella di coordinatore di classe priverebbe la scuola di un rapporto indispensabile con l’utenza, e ricadrebbe negativamente sulla conduzione stessa delle classi”.
“In sostanza – conclude il presidente dell’istituto veneziano – il pericolo cui si va incontro è quello di un’oggettiva riduzione dell’offerta formativa, che a sua volta potrebbe portare una ulteriore riduzione di iscrizioni alla scuola pubblica statale, a tutto beneficio di quella privata, che invece appare, anche in conseguenza delle politiche cui ci si sta opponendo, voler dare sempre maggiori garanzie di qualità ai propri iscritti”.
Insomma, una bella “tirata di orecchie” che arriva da un presidente di consiglio di istituto che non sembra affatto collocarsi fra gli estimatori dei ministri Gelmini e Tremonti.
D’altronde una posizione analoga era stata assunta due mesi fa dalla stessa Flc-Cgil che, nelle settimane successive, non è più tornata sulla questione forse anche per evitare di dover “scomunicare” forme di lotta che stanno di fatto prendendo piede anche fra docenti e Ata vicini o persino iscritti ai sindacati confederali.
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