Categorie: Politica scolastica

Cari docenti rassegnatevi: dovete accettare di farvi giudicare!

“Dovete accettare di farvi giudicare”. È perentoria la frase pronunciata da Luca Lotti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, al termine di una manifestazione elettorale ad Ercolano, in provincia di Napoli, dove ha incontrato anche una delegazione di docenti che chiedevano cambiamenti nella riforma della scuola ora all’esame del Senato. Alle osservazioni sollevate il sottosegretario, ha tagliato corto.

Lotti ha anche tenuto a precisare che sulla riforma della scuola ”andremo avanti”, ricordando che prevede una decisione storica: l’assunzione, in un’unica soluzione, di circa 100mila docenti.

Le parole del rappresentante del Governo sono state in parte stemperate da quelle pronunciate dal premier Matteo Renzi, nel corso di un’intervista a E’tv Marche. “Io non voglio far polemica sul sindacato e non voglio nemmeno sottovalutare la grande protesta che arriva dal mondo della scuola. Va ascoltata”, ha detto l’ex sindaco di Firenze.

Renzi ha aggiunto: ”il nostro Governo ha messo un miliardo quest’anno e tre in più il prossimo anno per la scuola. Non l’aveva fatto nessuno, gli altri erano quelli dei tagli. Noi abbiamo messo più soldi. Abbiamo chiesto di mediare, dare merito, valore e qualità all’esperienza degli insegnanti. Dobbiamo discutere, discutiamo. Non ho fatto sulla scuola quello che ho fatto con la legge elettorale, tipo ‘o mangiamo questa minestra o saltiamo dalla finestra”’.

 

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In serata, a Ballarò su Rai 3, il premier ha tenuto a precisare, che la riforma “non è come per la legge elettorale, lì abbiamo detto ‘o si fa così o tutti a casa’; sulla scuola è diverso, c’è stato un dissenso forte, per larga parte continua ad esserci, e noi dobbiamo ascoltare. Al Senato ascolteremo, come abbiamo fatto alla Camera, però l’importante è che la legge si faccia e che sia buona. Sono tranquillo e ottimista però non la prendiamo con la stessa forza con cui abbiamo preso la legge elettorale. Con i nostri ragazzi, cogli insegnanti e con i professori parliamo”.

Il tempo però stringe. Con le prossime due-tre settimane che saranno probabilmente decisive per il futuro della riforma. 

 

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Alessandro Giuliani

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