Le aggressioni nei confronti dei docenti da parte dei genitori sono in aumento esponenziale. Il picco si sta registrando in questi giorni, in occasione degli scrutini, momento in cui alcuni alunni vengono bocciati e i genitori, come riportato da questa testata, non gradiscono. Per cui alcuni di loro si sono lanciati in accuse, minacce e aggressioni fisiche verso i docenti dei loro figli, colpevoli solo di aver messo un voto alla fine dell’anno scolastico.
Stiamo parlando di 24 aggressioni ai danni degli insegnanti solo in questi primi mesi del 2018: numeri allarmanti per un fenomeno probabilmente dalle dimensioni ancora più imponenti, visto che non si può avere contezza di quante violenze siano rimaste nell’ombra, senza essere denunciate.
La violenza e le aggressioni partono però dal virtuale, ovvero dai gruppi WhatsApp e spesso è proprio da lì che si alimentano le ire e le incomprensioni.
I genitori oggi, contestano apertamente le scelte didattiche, i compiti e i giudizi del corpo insegnante. I gruppi WhatsApp di classe, si sono trasformati da luogo di confronto costruttivo e sostegno reciproco a veri e propri catalizzatori d’odio contro gli insegnanti.
A tal proposito, il Gruppo Consulcesi, insieme all’Associazione Nazionale Presidi, lancia la campagna social #EducareInsieme, iniziativa contro l’uso distorto, e talvolta patologico, delle nuove tecnologie attraverso i social e il digitale. L’intenzione dell’iniziativa è quella di stabilire un patto educativo insegnanti-genitori con il supporto dei medici.
“Uno strumento come WhatsApp – sottolinea Antonello Giannelli, Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP) – nato per favorire la comunicazione, paradossalmente può creare un cortocircuito comunicativo: i gruppi dei genitori spesso sono ansiogeni ed esasperano la relazionalità. Tutto ciò, in un contesto dove è venuto meno il principio di autorità, perché non si rispettano più le persone che sono investite di una carica. Non sono tollerabili le aggressioni nei confronti degli educatori, che rivestono un ruolo strategico per il futuro della nazione, e nemmeno contro gli operatori sanitari, che lavorano per la salute di tutti i cittadini”.
“I genitori che aggrediscono, anche solo virtualmente, gli insegnanti su WhatsApp – spiega Massimo Tortorella, Presidente del Gruppo Consulcesi – pensano di difendere i propri figli, e invece legittimano comportamenti antisociali e il disprezzo del senso civico. Quando la famiglia diventa branco, infatti, viene meno quel riconoscimento e rispetto dei ruoli e delle istituzioni che sono alla base del concetto di educazione. È fondamentale, quindi, che i medici, in particolar modo i pediatri, acquisiscano le basi per potersi approcciare in maniera adeguata all’adolescente e alla sua famiglia nell’ambito di situazioni socio-culturali difficili”.
Da queste premesse vengono elaborate delle regole sintetizzate in 5 punti che i genitori dovrebbero rispettare per avere un dialogo costruttivo con gli insegnanti:
1.NON AGIRE D’IMPULSO. Se tuo figlio ti riferisce di un problema a scuola (un brutto voto, un rimprovero, una nota sul registro…) innanzitutto prenditi il tempo necessario per raccogliere tutte le informazioni sull’accaduto prima di esprimere un giudizio. Se hai dubbi, fissa un colloquio con l’insegnante coinvolto per fare chiarezza.
2.NON ESSERE PREVENUTO. “Non capiscono mio figlio”, “Pretendono troppo da lui”, “Lo hanno preso di mira”. Sono le classiche scuse per non affrontare concretamente le difficoltà che ogni alunno può incontrare nel suo percorso scolastico, e sono solo di ostacolo per un dialogo costruttivo volto a risolverle.
3.EVITA LO SCONTRO. Nel dialogo con l’insegnante, evita pregiudizi e atteggiamenti accusatori. I problemi a scuola si risolvono attraverso la comunicazione e l’alleanza con l’insegnante, mai attraverso scontri sterili.
4.CAPISCI QUANDO NON È IL CASO DI MINIMIZZARE. Talvolta, invece, possono giungere segnalazioni da parte degli insegnanti su eccessiva irrequietezza, mancanza di attenzione e comportamenti aggressivi che non devono essere sottovalutati dal genitore. Al contrario, devono essere osservati con attenzione – anche attraverso l’ausilio di medici e psicologi se necessario – per capirne l’origine ed evitare che sfocino in atteggiamenti antisociali o violenti.
5.SILENZIA IL GRUPPO WHATSAPP! I gruppi WhatsApp di classe, se usati con saggezza, sono uno strumento utile (ad esempio per recuperare i compiti assegnati quando i figli sono assenti), ma spesso si trasformano in una sequenza senza fine di sfoghi, lamentele e ansie. Ogni tanto, quindi, meglio silenziare il gruppo, ponendo un argine all’”ansia da notifica”: piuttosto, per mantenere buoni rapporti con gli altri genitori, prendetevi un bel caffè insieme. Rigorosamente, senza smartphone sul tavolo.
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