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Cari Giudici della Corte Costituzionale, insegnare logora

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Cari Giudici della Corte Costituzionale,
consentitemi, con questa mia voce, di far giungere un pensiero di solidarietà, di vicinanza e di affetto alla docente D. D. che il 19 novembre p.v., in merito al verdetto che andrete ad emettere, si vedrà cambiare il proprio futuro.
Vi chiederete il perché di questo mio pensiero. È molto semplice. Anch’io, come altri 3975 lavoratori della conoscenza, il 19 novembre rimarrò col fiato sospeso, in apnea, in attesa di sapere se la riforma previdenziale targata Fornero contenga elementi di incostituzionalità, come ha ravvisato il coraggioso Giudice del Lavoro di Siena che ha demandato a Voi l’arduo compito di pronunciarvi in merito.
Non conosco personalmente la collega, non l’ho mai vista, ma posso indovinarne il dolore, la rabbia, la delusione, l’impotenza per essersi vista sconvolta, nel giro di poche ore, senza alcun preavviso, tutti i suoi progetti di vita a causa di un’ennesima riforma previdenziale varata in gran fretta e che, alla fine di dicembre del 2011, è stata calata dall’alto come una sinistra mannaia, allungandole di 5/7 anni l’attività lavorativa proprio quando era in procinto di presentare domanda di quiescenza. Già da ben quattro mesi, infatti, l’insegnante stava ultimando la maturazione dei requisiti richiesti, la famosa «quota 96».
Il crudele e ingiusto stravolgimento delle regole è avvenuto in corso d’opera, ad anno scolastico iniziato, disconoscendo tutte le normative preesistenti che stabilivano LA SPECIFICITÀ lavorativa del Comparto Scuola, che avviene per anno scolastico e non per anno solare, mentre l’unica finestra di uscita, fissata per la scuola dalla legge 449/1997 e dal D.P.R. 351/1998, coincide con il 1 settembre di ogni anno, al fine di garantire la continuità didattica agli alunni/studenti. Non mi addentro nei meandri giuridici poiché tutti gli articoli di legge, commi e codicilli vari della normativa di riferimento sono stati egregiamente trattati e messi agli atti dal G.d.L. di Siena.
Vorrei solo, cari Giudici, riportare una recente dichiarazione della ministra Carrozza, a sostegno della sofferenza della collega: «Il mestiere dell’insegnante è usurante, ma ora abbiamo leggi che dobbiamo rispettare. Certo, è necessario rimediare ai guasti che abbiamo fatto come quelli, i cosiddetti ‘QUOTA 96’, che non sono riusciti ad andare in pensione».
Ha ragione la Ministra, noi abbiamo delle leggi che dobbiamo rispettare. Ma le dobbiamo rispettare TUTTE, non solo quelle ultime che ne hanno impedito il pensionamento e, se posso, anche le precedenti tuttora in vigore e mai abrogate a garanzia della SPECIFICITÀ della scuola con le relative regole di pensionamento, differenti dal resto della Pubblica Amministrazione.
Sono certa che la collega continua a tremare. Vorrei stringerle le mani, che immagino gelate, e calmare il suo respiro sempre più affannoso «Stai serena», le vorrei dire, «ti trovi nel posto giusto, nel Tempio della Giustizia, e Loro ne sono i difensori, i custodi, i Templari, sono coloro che bandiscono da quest’aula austera, tutto ciò che è estraneo alla Giustizia e che potrebbe contaminarla come i pregiudizi di ideologia politica, le motivazioni economiche o di qualsiasi altra natura; qui il livello è alto, non subirai altri rinvii, non ti sentirai dire il solito ritornello sulle competenze dei vari tribunali italiani»…
«No, cara collega, tutto questo appartiene al passato, oggi da qui tu tornerai a casa con la tua sentenza in tasca e, se ha ancora un significato la frase che troneggia lassù “LA GIUSTIZIA È
UGUALE PER TUTTI”, otterrai il giusto riconoscimento al tuo diritto violato e potrai andar fiera di aver sempre insegnato ai tuoi allievi a rispettare le istituzioni, le sue leggi, la Giustizia che deve essere sempre al di sopra di tutto. Se tutto questo il 19 p.v. accadrà, come mi auguro accada, ti riapproprierai della tua vita, come è giusto che sia, dopo aver contribuito per quattro decenni all’educazione di diverse generazioni di studenti».
«Darai vita ai tuoi nuovi progetti, ti dedicherai ai tuoi affetti, ti prenderai cura della tua salute e finalmente potrai respirare senza quell’affanno che ti ha schiacciato il petto in questi due lunghi anni. E noi, gli altri 3975, insieme a te, come te».
Ringrazio il Giudice di Siena che ha stabilito che a fare chiarezza in questa complessa situazione e soprattutto a riportare Giustizia sia l’organo supremo della magistratura, i cui Giudici, in tutta coscienza e giustezza, sapranno applicare il diritto di riferimento, Diritto che tanto tenacemente difendono sul convincimento del «FIAT JUSTITIA ET RUAT COELUM».
Che la Giustizia possa trionfare, sempre!
Kiara Farigu