La notizia dell’assunzione nella scuola di 100mila precari è alla ribalta su tutti i quotidiani. Ma come viene considerato l’atteggiamento rinunciatario di tanti docenti italiani? Come è visto dall’esterno, da parte delle altre categorie di lavoratori? Abbiamo provato a sbirciare tra i numerosi, e talvolta sdegnati commenti, dei lettori.
Innanzitutto l’esodo non è una novità: “L’esodo c’é sempre stato anche in tempi migliori. I docenti meridionali occupavano posti di lavoro dei lavoratori del nord per poi ritornare a casa dopo poco tempo e lavorare al sud, lontani dalle nebbie e dal freddo. E’ ora che anche loro si arrangino.”
A quanto pare il Nord dovrebbe essere considerato un Eldorado perché ha offerto in passato opportunità lavorative ai meridionali: “Per favore no, è almeno 50 anni che docenti del sud spesso con titoli di studio estremamente benevoli (cioè con voti quasi regalati) si beccano tutti i posti al nord e i risultati si vedono. Io ricordo i miei ed erano da piangere, gran lettori di giornale in classe però. Si sa quanti lavoratori pubblici ci sono al sud? Giusto per rapportarli alla popolazione, così, per divertimento.”
Qualcuno fa anche dell’ironia: “Bene, quindi bisogna creare nuove scuole senza alunni in cui assumere insegnanti che non servono.”
E subito la ribattuta: “I sacrifici può farli una giovane di 20/25 anni. C’è gente che ha fatto scelte di vita importanti, anche un mutuo, in base alla previsione di poter lavorare grazie al turnover. Se una madre di 3 figli di cui 2 in Università con mutuo acceso si sposta al Nord spendendo 3/4 del risicatissimo stipendio solo per vivere lì… che senso ha tutto ciò?”
Per altri l’insegnamento è un vero e proprio stipendificio: “Questo piagnisteo è inaccettabile, ci sono giovani laureati che emigrano all’estero per trovare lavoro lasciando tutto e dovendo affrontare problemi di lingua, cultura e società diverse insieme ad un integrazione difficile e questi con stipendio fisso, senza rischio di licenziamenti, con 3 mesi e oltre di ferie all’anno e 18 ore settimanali si lamentano perchè “poverini” li spostano di 500 km?. E’ proprio vero il problema non è la cultura o l’insegnare, ma l’uso strumentale e clientelare dell’insegnamento come stipendificio ecco perchè i nostri livelli culturali rispetto a quelli europei fanno schifo. Altro che missione di insegnamento, lavorare mission impossible proprio. Avranno preso il ruolo insegnante come l’usciere al ministero?”
E Renzi non doveva fare questo regalo ai docenti: “Renzi è stato troppo buono a voler assumere questi 100.000 precari….ma questi lavativo non meritano niente….a lavare la testa al ciuccio si spreca l’acqua e il sapone….siamo stufi di questo sud lagnone e piagnone ….hanno il 30% di disoccupazione e si lamentano pure quando gli vengono offerti contratti statali a tempo indeterminato.”
Un altro lettore parla di “turismo del ruolo”: “Son molti precari di Napoli che vanno al nord per passare di ruolo e, appena possono, chiedono di tornare nella loro provincia di residenza. E siccome i trasferimenti hanno la priorità rispetto alle nuove assunzioni ecco spiegato perché in certe provincie non si passa mai di ruolo, i posti son presi da chi ritorna dopo essere passato di ruolo altrove.”
Infine c’è chi non ha riserve e manifesta tutta la sua disapprovazione contro i precari rinunciatari: “Queste persone hanno la possibilità di entrare a tempo indeterminato nel *settore pubblico*, la categoria di lavoro più protetta che ci sia in Italia, e una parte si lamenta di doversi spostare chissà dove lontano dalla famiglia? Pensa che fessi quelli che per un lavoro temporaneo si fanno anche mille chilometri o vanno all’estero. Sarebbe anche bene interrogarsi come mai le scuole meridionali siano ‘sature’ (probabilmente perché gran parte degli insegnanti è meridionale e dopo tot anni matura il ‘diritto’ a tornare a casa scoprendo ancora l’organico e alimentando una ruota che non finisce mai…). Se non vogliono andare nel Nord (manco fosse il Terzo Reich della seconda guerra mondiale e il loro fosse il lavoro coatto) rifiutino e si tengano il precariato.”
E un altro lettore ancora: “Questo paese sta morendo e la cultura meridionale e piagnona contribuisce allo sfacelo!!! Questi signori si dovrebbero vergognare di fronte all’opportunità di avere un posto fisso in ambito statale (nessuno vi licenzierà). Cari insegnanti precari VERGOGNATEVI.”
Cari insegnati precari meridionali, vergognatevi: ma come potete rinunciare a un posto fisso col vostro 30 % di disoccupazione, in tempi di grande crisi, con 3 mesi di vacanza l’anno e 18 ore settimanali? Si aggiunge così un altro tassello al generale discredito nel quale versa la classe docente italiana. Perchè giudicare è facile, riflettere e capire è sempre più difficile…
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