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Cari parlamentari eletti, bisogna ripartire dalla scuola

Cari parlamentari eletti, le elezioni politiche del 4 marzo hanno decretato democraticamente la volontà popolare di dare una svolta alla politica italiana e gettare le basi solide per costruire un futuro all’Italia.

Gente nuova, gente fresca (anche se anagraficamente giovane e con scarsa esperienza politica), ma capace di smuovere il pantano in cui si era venuta a trovare la nostra Italia. Una Nazione che mancava all’appuntamento elettorale da molto tempo e che si era dovuta sobbarcare ben quattro governi non scelti dai cittadini.

Ora il popolo italiano si è chiaramente espresso e voi, cari Parlamentari avete il dovere morale di rispettare in pieno la volontà degli elettori che vi mandano a Palazzo Montecitorio e a Palazzo Madama per rappresentarli degnamente. Sono molti i problemi che troverete nelle aule parlamentari e dovete avere l’accortezza e la bontà di risolverli nel modo e nei tempi che riterrete più opportuni.

Cercate di rispettare prima di tutto il consenso delle urne senza inciuci e senza sotterfugi e prendete le decisioni più importanti per la vita del Paese alla luce del sole e nel rispetto di tutti i cittadini. Il mondo della scuola vi guarda con attenzione, con speranza e con fiducia perché gli insegnanti vogliono essere ascoltati, rispettati per il loro lavoro e soprattutto riconosciuti a livello retributivo.

Sapete che la riforma della “Buona Scuola” ha scontentato la quasi totalità dei docenti ed innescato meccanismi perversi. La Legge 107/2015, cari Parlamentari, va cancellata, va abolita o almeno rivista profondamente nelle parti più oscure e più controverse, quelle cioè viziate di palese incostituzionalità. Il bonus docenti va riconsiderato come pure l’Alternanza Scuola-Lavoro che ha creato, anch’essa seri problemi.

Il lavoro quotidiano dei docenti, che hanno il delicato compito di forgiare le nuove generazioni, va sostenuto con forza, con impegno, con tenacia perché la figura dell’insegnante, in questi ultimi tempi, è stata fortemente marginalizzata dalle Istituzioni. I docenti si sono sentiti abbandonati dalla politica e non vi era più un interlocutore capace di supportare le istanze dei docenti nelle aule parlamentari.

I docenti erano, in parole povere abbandonati da Dio e dagli uomini: dalla politica, dalle istituzioni, dai dirigenti, dai genitori ed erano costretti a subire tutte le angherie del mondo. Ora, cari Parlamentari, spira sull’Italia un vento nuovo, un vento di profondo cambiamento e l’Italia deve ripartire a tutti i costi.

Da dove ripartire? Ovviamente dalla Scuola che rappresenta l’istituzione che trasmette conoscenze, saperi, competenze e coeduca con la famiglia al processo di formazione degli alunni.

La scuola, dunque, vi tiene d’occhio e nutre la speranza di un vero cambiamento. I docenti devono sentirsi accettati dalla Politica per costruire un’Italia migliore. Buon lavoro e speriamo che la XVIII legislatura della storia repubblicana sia veramente proficua e si lavori solo nell’interesse di tutti i cittadini.

Mario Bocola

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