Categorie: Didattica

Cari prof, basta con i compiti a casa: sono dannosi, impropri e stressanti

Sul web c’è un dirigente scolastico che combatte il fenomeno dei troppi compiti a casa: ha creato il ‘regolacompiti’ on line, un decalogo rivolto ai docenti.

Il preside si chiama Maurizio Parodi, e non è nuovo a “crociate” su questo tema: ha infatti scritto ”Basta compiti! Non è così che si impara” e ”Gli adulti sono bambini andati a male”.

Da qualche settimana ha ‘postato’ una serie di contenuti nella pagina internet “Basta compiti“, con annessa Campagna on line di raccolta firme che ha già registrato quasi 6.500 firme.

Il titolo, suggerito da una collega, “pensavo fosse ‘inelegante’ – spiega Parodi – dato che riprende quello di un mio libro, ma un amico mi ha fatto notare che eventuali (stupide e maligne) insinuazioni si potrebbero dare comunque, a prescindere dal nome; perciò: ‘Basta compiti!’ sia. Confido nella collaborazione di tutti coloro che si sono già ‘espressi’, i cui nomi riporterò trai componenti-fondatori”.

L’iniziativa, che si rivolge principalmente ai corsi di studi della scuola dell’obbligo, è stata rilanciata il 31 gennaio dall’Adnkronos. Che ha intervestato il ds: “Tutti i docenti e molti dei genitori – spiega Parodi – obiettano: ‘I compiti sono necessari: l’importante è non darne troppi’, non ho mai incontrato un docente che dichiarasse di assegnare, volutamente ”troppi compiti” (eppure gli studenti ne sono sommersi). Ho pensato di elaborare la seguente proposta di ”regolamentazione” (che potrebbe integrare il PTOF, il ”Regolamento di istituto” o il ”Patto di corresponsabilità”) da sottoporre a docenti, dirigenti, rappresentanti dei genitori, presidenti dei Consigli di istituto…, proprio per ‘aiutare’ le scuole a non darne ‘troppi'”.

Parodi ricorda che”nessuna norma impone l’assegnazione dei compiti a casa (in altri Paesi è addirittura vietato), e le sole occasioni nelle quali il Ministero si è occupato dei compiti è stato per raccomandare di non assegnarli nel fine settimana e durante le vacanze”.

 

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Detto questo, il ds sostiene “che i compiti a casa vanno aboliti, nella ‘scuola dell’obbligo’, perché:

  • sono inutili: le nozioni ingurgitate attraverso lo studio domestico per essere rigettate a comando (interrogazioni, verifiche…) hanno durata brevissima: non “insegnano”, non lasciano il “segno”; dopo pochi mesi restano solo labili tracce della faticosa applicazione;
  • sono dannosi: procurano disagi, sofferenze soprattutto agli studenti già in difficoltà, suscitando odio per la scuola e repulsione per la cultura, oltre alla certezza, per molti studenti “diversamente dotati”, della propria «naturale» inabilità allo studio;
  • sono discriminanti: avvantaggiano gli studenti avvantaggiati, quelli che hanno genitori premurosi e istruiti, e penalizzano chi vive in ambienti deprivati, aggravando, anziché “compensare”, l’ingiustizia già sofferta;
  • sono prevaricanti: ledono il “diritto al riposo e allo svago” (sancito dall’Articolo 24 della dichiarazione dei diritti dell’uomo) riconosciuto a tutti i lavoratori – e quello scolastico è un lavoro oneroso e spesso alienante: si danno anche nelle classi a tempo pieno, dopo 8 ore di scuola, persino nei week end e “per le vacanze”;
  • sono impropri: costringono i genitori a sostituire i docenti; senza averne le competenze professionali, nel compito più importante, quello di insegnare a imparare (spesso devono sostituire anche i figli, facendo loro i compiti a casa);
  • sono limitanti: lo svolgimento di fondamentali attività formative (che la scuola non offre: musica, sport…), oltre gli orari delle lezioni, che richiedono tempo, energie, impegno, esercizio, sono limitate o impedite dai compiti a casa;
  • sono stressanti: molta parte dei conflitti, dei litigi (le urla, i pianti, le punizioni…) che avvengono tra genitori e figli riguardano lo svolgimento, meglio il tardivo o il mancato svolgimento dei compiti; quando sarebbe invece essenziale disporre di tempo libero da trascorrere insieme, serenamente;
  • sono malsani: portare ogni giorno zaini pesantissimi, colmi di quadernoni e libri di testo, è nocivo per la salute, per l’integrità fisica soprattutto dei più piccoli, come dimostrato da numerose ricerche mediche.

Dalla Carta internazionale dei diritti dell’infanzia, art 31: “Gli Stati membri riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…”.

 

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Alessandro Giuliani

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