L’ironia, si sa, a volte può fare la differenza. Ma quando questa si fa provocazione, può diventare uno strumento di polemica molto elegante. Ma al contempo, può essere utile per comunicare con gli studenti.
E Maurizio Lazzarini, dirigente del liceo scientifico Fermi di Bologna, sembra avere le idee chiare sulla provocazione, sull’ironia e sulla polemica. Lo scorso anno scrisse le 10 mosse per mettere ko la scuola, riservato ai genitori, un escamotage letterario per sollevare il problema del rapporto sempre più conflittuale con le famiglie, si legge su Repubblica.it.
Quest’anno, il preside ha scritto un decalogo per gli studenti, pieno di sarcasmo con un avvertimento: “Se lo seguirete non farete fallire la scuola. Sarà peggio: Fallirete voi”.
“Cari ragazzi, considerate sempre i vostri docenti come nemici, copiate, evitate di fare i compiti a casa, tanto fior di pedagogisti vi dicono che sono inutili”, si legge sul fantasioso decalogo al contrario. E usate lo smartphone “durante le noiose ore di lezione, persino la ministra Fedeli ha detto che è consentito”.
La chiave di lettura è quella dello scorso anno, ovvero l’idea di una scuola vissuta come un campo di battaglia. Padri e madri contro i presidi. I loro figli contro i prof. Su tutto: voti, troppi o pochi compiti, bocciature.
“Ma se questo è l’atteggiamento sono i ragazzi a farne le spese, più che la scuola. Per questo ho pensato stavolta di rivolgermi a loro”, osserva il preside, che ha accolto le matricole consegnando loro la Costituzione e insieme ha anticipato, recitandole davanti a 320 facce adolescenti e attonite, le dieci mosse, postate poi nel sito del liceo per tutti i 1500 studenti, per vivere l’esperienza tra i banchi.
Prof come nemici
“Il primo punto li riassume tutti: considerare i prof come nemici. La parola è forte, ma volevo farmi capire: siamo una comunità. Non devono esistere controparti”. Sulla valutazione si consumano i maggiori scontri. «Non accettate voti e consegne, trattate fino allo sfinimento o vostro o dei prof», è allora l’altro consiglio che il preside dà. Per poi spiegare, si legge sempre su Repubblica.it: “Chiedere ragione di un voto è un loro diritto, ma il voto non è frutto di una negoziazione sindacale. Invece i ragazzi conoscono benissimo la pragmatica della comunicazione, vanno continuamente alla trattativa e con qualche insegnante funziona pure”.
Compiti a casa
Il decalogo tocca anche il tema dei compiti a casa: “Tutt’al più copiateli la mattina stessa”. Poi torna serio Lazzarini: “Da maestro alla primaria non ho mai dato compiti, ma al liceo la rielaborazione individuale è necessaria”.
Cellulari in classe
Non manca il riferimento al cellulare in classe, tema fra i più dibattuti di questo inizio anno scolastico: “usate lo smartphone durante le noiose ore di lezione, persino la ministra Fedeli ha detto che è consentito”.
Facendosi più serio però ha detto: “devono essere i docenti a decidere se e come usarli”.
Per il resto, nel decalogo c’è spazio per i ritardi («la scuola è lunga, prendetevela con comodo»), scopiazzature («durante le verifiche copiate le risposte») e il ridursi all’ultimo («studiate solo il giorno prima delle verifiche, se poi non siete pronti state a casa»). Il consiglio numero dieci ha strappato applausi: «Quando non sapete più cosa dire, urlate: vado dal preside!».
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