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“Cari ragazzi, a noi servono operai. Non vi affannate a studiare”

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La polemica è scattata immediatamente dopo la pubblicazione della lettera di Mauro Gola, presidente della sezione di Cuneo dell’associazione degli industriali, che nel tentativo di dare un consiglio rivolto alle famiglie che in queste settimane sono alle prese con le iscrizioni dei loro figli, finisce nell’occhio del ciclone per alcuni messaggi scoraggianti che l’industriale ha lanciato.

Esame obiettivo della realtà

In apertura l’industriale di Cuneo mette le cose in chiaro: “tanti di voi, si trovano in questi giorni ad affrontare una difficile decisione: la scelta della scuola superiore per il proprio figlio. Una scelta dalla quale dipenderà gran parte del suo futuro lavorativo, ma che spesso viene fatta dando più importanza ad aspetti emotivi e ideali, piuttosto che all’esame obiettivo della realtà. Quella realtà, tuttavia, che si imporrà in tutta la sua crudezza negli anni in cui il vostro ragazzo cercherà lavoro ed incontrerà le difficoltà che purtroppo toccano i giovani che vogliono inserirsi nel mondo produttivo”.

Gola, pur ammettendo che Qualsiasi percorso scolastico individuerete, avrete fatto una buona scelta aggiunge però che “è nostro dovere, come imprenditori, segnalarvi le esigenze delle nostre imprese“.

Chi troverà lavoro dopo gli studi?

Per sostenere tale linea, Gola fornisce alcuni numeri significativi per l’occupazione locale:” Nel 2017 le aziende cuneesi nel loro complesso, presi in considerazione industria, artigianato, commercio, agricoltura e servizi, hanno dichiarato di assumere circa 40.000 nuovi lavoratori. Di questi, il 38% sono operai specializzati, il 36% tecnici specializzati nei servizi alle aziende, il 30% addetti agli impianti e ai macchinari. Il resto, marginale, sono gli altri ruoli aziendali, che sebbene fondamentali ed irrinunciabili, occuperanno poche unità. Il nostro dovere è quello di evidenziarvi questa realtà. Perché queste sono le persone che troveranno subito lavoro una volta terminato il periodo di studi”.

In poche parole, l’imprenditore ritiene che la scelta della scuola dovrà essere ponderata su questi dati e queste esigenze, ovvero, quella relativa alla figura dell’operaio, la più richiesta e che non prevede studi specializzati. Quasi a dire: “non vi affannate a studiare. Qui cerchiamo solo operai“.

Messaggi scoraggianti

Senza dubbio le parole del presidente della sezione di Cuneo dell’associazione degli industriali non devono prendersi alla lettera ma contestualizzarle e soprattutto rapportarle alle buone intenzioni iniziali. Ma appare piuttosto negativo tale accanimento razionale verso la scelta dell’indirizzo di studio da scegliere. Non si possono attuare le condizioni di un rilancio globale del modo del lavoro in Italia se si fanno i calcoli con le mere esigenze dell’oggi.

Peraltro, Gola si riferisce al contesto locale di Cuneo, per cui potrebbe anche essere compreso tale pensiero. Ma il problema è che la tendenza nazionale sia proprio questa: suggerire ai ragazzi di scegliere cosa fare della propria vita in base ai dati occupazionali e non secondo proprie prerogative e, peggio, tappando potenzialmente altri settori ancora nuovi da scoprire.

 

LEGGI QUI LA LETTERA INTEGRALE

Fabrizio De Angelis

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