“Cari studenti, se becco qualcuno di voi, da martedì cambiate aria, nelle mie materie renderò la vostra vita un inferno, vedrete il 6 col binocolo e passerete la prossima estate sui libri. Di idioti in classe non ne voglio. Sardina avvisata”: sono parole pesanti quelle scritte su facebook, poi velocemente cancellate, dal docente di scuola superiore di Fiorenzuola, G. T. B., con le quali sabato 23 novembre ha minacciato i propri studenti per non farli manifestare contro Salvini, assieme alle ‘sardine’, il giorno successivo nel comune di 15 mila abitanti della provincia di Piacenza.
Nel corso della giornata, contro quel modo di porsi, ingiustificabile, non ammissibile per un insegnante, si sono scagliati in tanti, a partire dalla dirigenza dell’istituto dove insegna il docente: la scuola ha infatti comunicato “di aver già informato del fatto gli organi superiori dell’amministrazione scolastica per adottare le misure opportune”.
Anche tra più alti rappresentanti della scuola. Quali sono il sottosegretario Lucia Azzolina (M5S), la senatrice dem Simona Malpezzi e anche il ministro Lorenzo Fioramonti, che ha detto di avere “attivato gli uffici del MIUR per verificare i fatti e procedere con provvedimento immediato alla sospensione“.
Il terzo sottosegretario all’Istruzione, Peppe De Cristofaro (LeU), ha detto che si rivolgerà all’Usr perché vengano “presi al più presto tutti i necessari provvedimenti per tutelare l’istituzione scolastica pubblica, l’istituto in cui lavora, e gli studenti di quella scuola”.
Contro il prof che insegna nel piacentino, si sono schierati anche i sindacati Confederali locali, per i quali avrebbe pronunciato “parole che descrivono un clima inaccettabile”.
Durissima, poi, è stata Giulia Biazzo, coordinatrice dell’Unione degli studenti, secondo la quale certi “professori leghisti minacciano di bocciatura gli studenti che vogliono manifestare con i discorsi di odio della destra. E’ un comportamento inaccettabile contro cui ci batteremo fermamente. Nessun docente può impedirci di manifestare, né possiamo accettare che si dichiari fascista. Questi personaggi devono essere cacciati dai luoghi della formazione”.
L’Uds ha anche annunciato che a breve sarà attivo lo sportello SOS Studenti e verranno raccolte le segnalazioni di questi abusi a cui gli studenti si opporranno, sia per le manifestazioni delle ‘sardine’ sia per i cortei dello sciopero globale per la salvaguarda del clima del 29 novembre.
In serata, con una e-mail inviata ad alcuni organi di informazione locali, il docente, in un italiano non impeccabile, ha tentato di scusarsi pubblicamente.
“Ne approfitto – ha scritto il prof – per scusarmi pubblicamente con tutti gli studenti, genitori, colleghi e dirigenti che non era certo nelle mie intenzioni mettere in difficoltà attraverso il mio scritto. Chi mi ha conosciuto sa che non sarei mai e poi mai in grado di compiere azioni del genere”.
Nel frattempo, però, mass media e social lo avevano già condannato. Pensare di fermare la macchina del web con una lettera di scuse, appare quindi un tentativo maldestro e disperato per rimediare ad una situazione pressoché compromessa.
Serviranno, a questo punto, argomenti molti convincenti per dimostrare che quelle frasi erano, forse, uno scherzo uscito male o ‘postate’ da qualcun altro per dispetto.
Se, invece, dovesse essere confermato che sono state pubblicate dal docente, proprio per convincere i suoi studenti a non manifestare le loro idee, allora siamo di fronte a delle vere e proprie intimidazioni, ad un tentativo assurdo di sopprimere il diritto d’opinione.
Pensare che questo attacco alla democrazia possa essere stato realizzato da un insegnante della scuola pubblica, lo stesso che deve tutelare il concetto del rispetto dell’altro da sé, lo rende ancora più inqualificabile.
Ma l’aspetto forse più paradossale è l’avere pubblicato certe idee su facebook. Come se un social network, con milioni di potenziali fruitori, possa essere considerato una sorta di club privato.
Una leggerezza, quella di scrivere contenuti o salvare immagini personali nella “piazza” digitale interattiva, che proprio la scuola chiede sempre ai suoi allievi di non commettere.
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