Si tratta delle ore di lavoro, previste dall’art. 29 del contratto collettivo nazionale della scuola, per quanto riguarda la preparazione delle verifiche scritte e la loro correzione. La norma contrattuale è percepita, dai docenti che hanno l’obbligo della verifica scritta, come una vera e propria ingiustizia, perché non riconosce economicamente, un considerevole carico di lavoro aggiuntivo all’attività d’insegnamento. Ma quante ore all’anno dedica un docente per preparare e correggere le prove scritte? Facciamo un calcolo specifico al ribasso. Per esempio, un docente di matematica e fisica che ha 3 classi per 18 ore di orario cattedra, dove, in due classi, insegna sia matematica e fisica e nell’altra solo matematica, si trova a gestire come minimo 80 alunni, a cui deve somministrare una media di 11 elaborati scritti l’anno, che si traduce in un impegno orario di lavoro, tra preparazione della verifica e correzione della stessa, di almeno 160 ore. In questo calcolo ovviamente non rientrano le ore di lavoro, svolte gratis et amore Dei, della correzione delle prove Invalsi, che coinvolgono unicamente matematica e italiano. Quindi l’art. 29 del Ccnl scuola vigente, prevede che queste 160 ore, che non tutti i docenti sono obbligati a fare, rientrano nell’attività funzionale all’insegnamento e quindi a titolo gratuito. Se queste ore fossero riconosciute come un’attività aggiuntiva di lavoro dovrebbero essere pagate a € 17,50 l’ora, producendo un aumento salariale annuo di 2800 euro. Questo mancato riconoscimento economico del lavoro svolto per la preparazione degli elaborati scritti e la loro correzione, con relativa valutazione, è vista dai docenti che, per statuto normativo sono obbligati a somministrare un congruo numero di verifiche scritte, come una palese ingiustizia. Quindi a parità di anzianità di servizio , si verifica che, i docenti, pur avendo carichi di lavoro sostanzialmente differenti, percepiscano stipendi uguali. I sindacati perché non intervengono a sanare una così evidente disparità? Da parte loro i sindacati sanno bene che questa è effettivamente una disparità, ma in nome di un desueto egualitarismo, mantengono il concetto del pari valore di tutte le discipline scolastiche. A nostro avviso riconoscere economicamente un carico di lavoro aggiuntivo, che esiste nella realtà dei fatti, non significa sminuire il valore educativo, che ogni singola disciplina contribuisce a portare per la crescita psico-fisica dei nostri ragazzi. Per altro, in questa fase politica, non si fa altro che parlare di riconoscere il merito e si parla anche di premialità, allora sarebbe giusto incominciare con il riconoscere economicamente il carico di lavoro che hanno i docenti che ogni anno si trovano a correggere 800, 900 o addirittura 1000 elaborati scritti. Bisogna avere il coraggio, con il nuovo contratto scuola, di modificare l’art. 29 nella parte che riguarda gli adempimenti individuali dei docenti, facendo i dovuti distingui e riconoscendo nei fatti, il lavoro aggiuntivo obbligatorio, che consta di tanti sacrifici e molta competenza professionale.
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