Attualità

Carini si ritira contro la “mascolina” Khelif, tutti credono sia trans ma è intersex: “Ecco perché fare educazione sessuale a scuola”

Si tratta della notizia del giorno: l’incontro degli ottavi di finale di boxe alle Olimpiadi di Parigi 2024 di oggi, 1° agosto, tra l’azzurra Angela Carini e l’algerina Imane Khelif è sulla bocca di tutti per ragioni che esulano, purtroppo, dallo sport e dalla competizione.

Il motivo sta tutto sulle caratteristiche fisiche della seconda: in molti, vista la sua “mascolinità“, hanno creduto fosse transessuale. Dopo meno di un minuto dall’inizio dello scontro, come riporta Il Corriere della Sera, l’italiana, raggiunta da un forte pugno dell’algerina, ha deciso di ritirarsi vista l’evidente superiorità della Khelif.

C’è chi ha gridato al complotto, all’ingiustizia: credendo fosse nata uomo, si è aperto un dibattito sulle categorie in cui sia corretto far partecipare le persone trans nelle gare sportive. Peccato che la Khelif sia nata donna: si tratta di una persona denominata “intersex“.

Cosa vuol dire “intersex”?

La definizione di “intersessuale” – come ricorda l’Istituto superiore di sanità e come riporta Adnkronos – “include tutte le variazioni innate (ovvero presenti fin dalla nascita) nelle caratteristiche del sesso. In questo caso specifico, Khelif avrebbe un livello elevato di testosterone.

“Se mi sono fermata l’ho fatto solo per la mia famiglia. È stato un incontro irregolare? Non sono nessuno per giudicare”, ha detto Carini.

Meloni: “Non era una gara pari”

“Mi dispiace, mi ero emozionata ieri quando ha scritto combatterò’ perché in queste cose sicuramente conta anche la dedizione, la testa, il carattere. Però poi conta anche poter competere ad armi pari. E dal mio punto di vista non era una gara pari”. questo il commento, riportato da SkyTg24, della premier Giorgia Meloni.

“Sono anni che cerco di spiegare che alcune tesi portate all’estremo rischiano di impattare soprattutto sui diritti delle donne”, ha affermato la presidente del Consiglio. “Io penso che atleti che hanno caratteristiche genetiche maschili, non debbano essere ammessi alle gare femminili – ha aggiunto Meloni – E non perché si voglia discriminare qualcuno, ma per tutelare il diritto delle atlete a poter competere ad armi pari”. Ancora: “E’ un fatto che con i livelli di testosterone presenti nel sangue dell’atleta algerina, la gara è una gara che già non sembra equa in partenza”.

Le reazioni: cosa può fare la scuola?

Come mai c’è stato questo equivoco, che ha avuto grande eco nei vari media e anche tra le istituzioni? In molti si chiedono se, con una educazione sessuale strutturata nelle scuole si possano evitare, nel futuro, malintesi del genere. Ecco alcune reazioni su X:

“Tutto questo si sarebbe potuto evitare se al posto della religione avessimo educazione sessuale a scuola, però vabbè”

“Quanto alle polemiche, non manca la cultura della sconfitta, manca la cultura in generale”

“L’educazione sessuale nelle scuole no! Perché fa parte delle lobby lgbt che vogliono traviare i bambini. Poi però nessuno sa la differenza tra trans e intersex”

“Il fallimento dell’educazione sessuale a scuola”

“Poi dicono che non bisogna insegnare educazione sessuale nelle scuole”.

La condanna di Sasso

La scuola può davvero fare la sua parte in questi casi? I docenti sono pronti per insegnare anche questi aspetti? “Imane Khelif, nata uomo, potrà salire sul ring contro Angela Carini il 1° agosto in un incontro di pugilato”: queste le parole di qualche giorno fa del deputato della Lega Rossano Sasso, capogruppo in commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera.

L’on. Sasso aveva detto di non voler fare alcun “commento, ma solo una domanda: è giusto far combattere qualcuno che ha, per sua natura, una maggiore prestanza fisica contro una donna? Nel nome di una sedicente inclusività si è superato il limite della decenza”. Peccato che, come già detto, Khelif non sia nata uomo.

Redazione

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