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Carlo Cottarelli, a scuola studiava poco ma andava bene. Le passioni: Economia, chitarra e Inter

“Da bambino e da ragazzo non era molto studioso. Studiava poco, ma andava molto bene scuola, non come me. Era pronto e sveglio”. Così Mario Cottarelli, 62 anni, fratello minore di Carlo, ultimo presidente del Consiglio incaricato dal Capo dello Stato, descrive l’ex commissario della spending review.

Avevano un rapporto “molto stretto”, racconta Mario all’Ansa, poi però Carlo si è iscritto all’Università di Siena, facoltà di scienze bancarie, e dopo si è anche recato alla London School of Economics dove ha conseguito un master. Poi il lavoro, con l’esperienza di 25 anni al Fondo Monetario internazionale.

Nel 2001 da capo missione Fmi ha coordinato il salvataggio della Turchia mentre a Washington nel 2010, nel pieno della crisi finanziaria, insieme all’allora capo economista Olivier Blanchard, ha messo a punto “i dieci comandamenti per l’aggiustamento del bilancio nelle economie avanzate’, che puntava su obiettivi chiari a medio termine e riforme per aumentare il potenziale di crescita.

Il pezzo forte: ‘La locomotiva’ di Francesco Guccini

“Abbiamo sempre avuto un gran bel rapporto – dice Mario, che lavora come poligrafico al quotidiano La Provincia di Cremona -. Poi il contatto si è un po’ perso. Si sa, le cose cambiano. Quando eravamo piccoli, mi difendeva”.

Poi Mario parla anche degli hobby del fratello: “Gli piaceva fabbricare modelli di nave e giocava a calcio come portiere. Suonava la chitarra, ma non aveva la mia stessa passione per la musica, che per me è una ragione di vita. Il rapporto tra noi e i genitori era ottimo. Io ero il figlio prediletto di mia madre, lui lo ero per mio padre”.

Eppure, Carlo la passione per la chitarra non l’ha mai abbandonata: il repertorio è composto dai classici di De Gregori a Battisti, pezzo forte ‘La locomotiva’ di Francesco Guccini, tanto da avere anche fatto parte, agli inizi della sua carriera in Banca d’Italia, dei “White Noise”, band creata insieme ai colleghi di Palazzo Koch.

Una famiglia di economisti

Ora si vedono quando la moglie di Carlo, Miria Pigato, originaria di Bassano del Grappa, economista alla Banca Mondiale, torna in vacanza in Italia con i due figli.

Niccolò ha 26 anni è già lavora nel campo dell’economia. Elisa ne ha 24 e sta facendo un master d’economia a Londra. Si ritrovano nell’appartamento di Cremona, sul viale Trento e Trieste, dove abitavano i genitori e che Carlo ha ristrutturato.

E, quando è in città, frequenta ancora gli amici del liceo classico Daniele Manin con cui si ritrova alla trattoria Cerri. Quando è a casa, invece, tifa Inter e guarda serie tv a go go (Games of Throne tra le preferite). Inoltre, è un uomo con un grandissimo senso dell’umorismo e dalla battuta pronta.

È uno che non si ferma mai

E al lavoro? Chi lo conosce bene, dice che è uno che non si ferma mai. “Non direi che abbia mai avuto una spiccata passione per la politica – conclude Mario – Circolava l’ipotesi di una sua candidatura a sindaco di Cremona nel 2019. Non so se coltivi ancora questa idea”.

Di sicuro, continua, è rimasto “uno che non si perde d’animo nei momenti difficili, sa stringere i denti. Adesso spero che ce la faccia a formare un governo”.

Quel Governo da formare in fretta che Sergio Mattarella gli ha chiesto di comporre, dopo le frizioni con M5S e Lega. “Non posso dire niente” ha detto Cottarelli subito dopo essere uscito dalla Sala alla Vetrata del Quirinale. Sa che lo hanno chiamato perchè la sua specialità è essere “prudente dei conti”. E un asso con li taglio degli sprechi. Ma la scuola dovrebbe non far parte della “lista nera”, almeno si spera.

Poi, subito a chiamare al telefono i possibili ministri e a scrivere il discorso con cui si presenterà alle Camere per tentare di ottenere la fiducia e arrivare fino alla legge di Bilancio. Altrimenti “il governo si dimetterebbe immediatamente”. Con le elezioni politiche subito dopo agosto. E sarebbe una data anomala, perché non è mai accaduto andare alle urne quasi d’estate per decidere che siederà in Parlamento.

Alessandro Giuliani

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