Torna parlare di scuola e insegnanti Carlo Verdone. Dopo il suo appello a inserire lo studio del cinema a scuola, l’attore e regista romano si sofferma sul ruolo dei docenti.
Infatti, come si legge su Repubblica.it, in occasione di un’intervista di Consigli di classe – 10 buone idee per la scuola, libro scritto dal giovane prof Alessandro Buttitta, che mette nero su bianco le responsabilità di chi insegna, prendendo a esempio insegnanti e studenti arruolati tra le fila dell’immaginario scolastico di cinema, letteratura, fumetti e serie tv, Verdone si lascia andare a qualche commento, purtroppo amaro sulla situazione della scuola e degli insegnanti.
“La scuola aveva problemi prima e ha problemi ora, spiega Verdone. Il mondo è lentamente e inesorabilmente cambiato. In peggio, sia ben chiaro. Quello nel quale viviamo è un mondo che oggi esprime disagio, paura, incertezza. Un mondo dove nulla è sicuro in quanto dovrai impegnarti per esser pronto, dopo un paio di anni, a cercare un altro lavoro. Un mondo che ha voltato le spalle alla cultura, ai grandi valori etici per prostituirsi ad ideali materiali legati a gruppi bancari, finanziari. Chi studia economia avrà qualche possibilità in più di chi vorrà studiare lettere e filosofia”.
“La scuola soffre di questa instabilità nel perenne precariato degli insegnanti, nella confusione dei programmi e nella disillusione di molti studenti che potrebbero avere più opportunità ad aprire una pizzeria in Etiopia. – prosegue Verdone – Io sono e sarò sempre dalla parte degli insegnanti, di questi eroi che hanno creduto e credono, giustamente, che essere insegnante sia la professione più bella del mondo. Allenare i giovani per il loro futuro è meraviglioso ed importante. Ma è un corpo continuamente umiliato nella sua precarietà e nella retribuzione economica. Non meritano da decenni questo trattamento. Rischiamo di demotivarli ancora di più”.
Infine il regista romano conclude il suo elogio per i docenti, parlando anche della sua esperienza personale: “Ho avuto professori severi e terrorizzanti che non mi hanno aiutato nell’amare e capire quella materia scientifica. Ne ho avuto altri che, al contrario, mi hanno fatto amare alcune materie. Materie che poi ho approfondito privatamente. Quando un insegnante ti porta ad amare la materia che sta insegnando, lui sta compiendo una grande, immensa missione. Ti sta educando al bello, alla grande cultura, alla curiosità in un’arte. Molto degli insegnanti che ho avuto – ci metto anche mio padre Mario – sono stati autentici sacerdoti del bello. A loro devo dire ancora oggi grazie per avermi fatto nascere delle passioni nel campo umanistico”.
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