Il cinema a scuola? Perché no! Anzi, dovrebbe diventare materia obbligatoria a scuola media e alle superiori. Parola di Carlo Verdone.
Infatti, l’attore e regista romano, sulle pagine di Avvenire, lancia la sua proposta di far entrare nelle scuole l’insegnamento del cinema.
A partire da una riflessione in merito alla morte di Jerry Lewis, il protagonista di Viaggi di Nozze scrive: “Lewis è uno dei tanti che andrebbero riscoperti e analizzati. Come molti autori sconosciuti alle nuove generazioni. Ma per fare questo il cinema deve essere materia obbligatoria a scuola. Dovrebbe entrare nelle medie inferiori e superiori attraverso un programma ben strutturato affidato a docenti che hanno studiato il cinema. Credo che almeno 50 film classici, di diverse cinematografie, quindi diverse culture, dovrebbero esser studiati filologicamente in quanto capolavori assoluti, accanto alle opere di letteratura, di filosofia e di arte. Lo studio rigoroso del cinema a scuola aiuterebbe l’allievo a diventare un buon spettatore e, di conseguenza, a saper scegliere cosa andare a vedere. E, non ultimo, a sviluppare un importante senso critico”.
Verdone punta molto sull’aspetto culturale e sulla multidisciplinarità di una materia come il cinema, ricordano anche che suo padre Mario, “sostenne sempre la tesi dello studio obbligatorio del cinema e della televisione a scuola; e infatti fu il primo docente universitario in Italia di ‘Storia e critica del film’”.
“Alcune pellicole di commedia, continua Verdone, hanno saputo narrare, per esempio, la guerra in modo assai efficace: basti citare La grande guerra di Mario Monicelli con Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Tiberio Murgia e altri grandi attori”.
In conclusione, ecco il desiderio del regista romano: “Se in ogni scuola avessimo una sala a norma pensate quante possibilità per il cinema! Non solo i ragazzi potrebbero recuperare, didatticamente guidati, un patrimonio cultuale che è “invisibile”, nel senso che è escluso dal loro palinsesto quotidiano, ma anche conoscere tutte quelle opere di autori italiani e stranieri, emarginati dalla dura legge del mercato. Molti giovani stanno abbandonando le sale, ormai il consumo audio video è individuale, fatto di clip mordi e fuggi, cuffie e tablet h24, consumo compulsivo e solitario. I giochi, spesso violenti, hanno preso il sopravvento. Non si parla più. Torniamo al cinema. Anche a scuola. Sarebbe una vera rivoluzione culturale, un nuovo 68”.
Teoria affascinante e condivisibile, esattamente come lo studio dei cantautori a scuola. Per ora, sia in un senso che nell’altro, spiccano le iniziative personali di docenti o programmi stabiliti dalle singole scuole, ma fare entrare in aula in modo ragionato ed organizzato il cinema o la musica popolare, significherebbe aumentare ed approfondire la cultura di base degli studenti.
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