Un gruppo di genitori bengalesi a Mestre ha inoltrato domanda alla scuola elementare frequentata dai figli di poter avere nel menù in mensa la carne “Halal”, carne cioè macellata secondo il metodo musulmana che la rende lecita.
Sembra, secondo quanto si legge nelle agenzie, che la dirigente scolastica si sia limitata a consigliere ai genitori dei ragazzini musulmani “di richiedere sul modulo di iscrizione al servizio mensa un menù senza carne, non potendo garantire quella di tipo halal”.
Immediata la reazione di esponenti della Lega: “Siamo davvero all’apoteosi dell’assurdo. Ora i genitori dei bambini musulmani più integralisti pretendono di avere una dieta religiosa con carne Halal. Alla faccia dell’integrazione!”.
Per suo conto invece il presidente musulmano di CittadinanzAttiva, il coordinamento delle associazioni delle oltre 130 etnie che vivono in provincia di Treviso, ha sottolineato che questo è un argomento “molto secondario rispetto ad altri che caratterizzano il dialogo fra culture ed il percorso verso una effettiva parità di diritti fra italiani e stranieri”.
“Credo – ha detto – che dovremmo concentrare gli sforzi su temi più importanti come quelli collegati al diritto di cittadinanza, al lavoro e vari altri che stanno alla base della costruzione di una autentica convivenza fra cittadini di nazionalità e culture diverse”.
Il suggerimento a chi sostiene la richiesta della carne Halal nelle scuole, perciò, è di accantonare l’istanza, le cui ripercussioni sarebbero sproporzionate rispetto alla consistenza dell’argomento in sé, e di “limitarsi ad esigere dalle strutture scolastiche pubbliche la somministrazione di cibi sani ed una corretta educazione ad una alimentazione equilibrata”.
Un approccio dunque “più elastico” nell’adesione alle regole dell’essere musulmani. “Mio figlio ed io ci dichiariamo musulmani ma non gli ho mai rivolto alcuna osservazione se lui non rispetta il ramadan o se mangia un panino al prosciutto”.
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