Questa volta tocca ad un musicista, altre volte ho visto giornalisti, madri, medici…Ecco, una schiera di persone non competenti in materia che giudicano la scuola, una scuola in cui non hanno più messo piede da quando l’hanno terminata.
Al signor Bollani ho molto da contestare:
– i programmi, si informi, non esistono da anni. Ora l’obiettivo è quello di raggiungere determinate competenze, seguendo percorsi personalizzabili
– un 5 in storia dell’arte o in qualsiasi altra materia non significa appiattire, uniformare, tarpare le ali. Significa che quella singola prova non è andata bene, significa “capiamo perché e, se possibile, miglioriamo. Se non miglioriamo, vuol dire che sono altri i tuoi punti di forza”
– quello che un insegnante sa o intuisce di un alunno è spesso fondamentale per il presente e il futuro di un alunno. Se un ragazzo ha un insegnante che crede in lui, non sarà perduto. I ragazzi si aprono e si sentono valorizzati da un insegnante che, anche se gli mette un cinque, lo rispetta e lo ascolta
– a scuola non avviene alcuna repressione del libero pensiero. È, al contrario, l’unico luogo dove il pensiero autonomo e divergente è possibile e, addirittura, richiesto dalla legge.
di Alessia Cogato