Com’è noto, di recente i costi per l’approvvigionamento di energia elettrica stanno pesando molto nelle tasche degli italiani. A soffrire di questi prezzi esorbitanti di gas e luce saranno, nel prossimo anno scolastico, anche le stesse scuole. Una soluzione, pensata da David Di Michele, vicepresidente della provincia di Verona con delega a Istruzione ed Edilizia scolastica, potrebbe essere l’istituzione della settimana corta. Ma si tratta di qualcosa di davvero attuabile?
A riportare la proposta di Di Michele è stato Il Corriere della Sera, nell’edizione veneta. Quest’ultimo penserebbe a tenere aperte le scuole un giorno in meno alla settimana, dal lunedì al venerdì. “Sono cifre importanti e difficili se non impossibili da sostenere per un ente come il nostro – ha chiarito Di Michele – la settimana corta ci permetterebbe di ammortizzare costi importanti”, ha detto.
In effetti, come riporta il quotidiano, il costo di luce e gas è destinato ad essere altissimo: a Verona, ad esempio, nello scorso anno scolastico il costo energia per le scuole è stato di 4,8 milioni (erano 3,5 nel 2020/2021) e ora che le stime parlano di un +60%, si potrebbero sfiorare gli 8 milioni.
Questa proposta ha ricevuto attacchi da più parti. “Non è competenza del presidente della Provincia dire come la scuola si deve e deve formare – dice Stefano Marcon, sindaco del Comune di Castelfranco Veneto, oltre che vicepresidente vicario di Upi nazionale – ridurre servizi o cambiarli per risparmiare soldi non è una buona idea. Io credo che qualcuno debba intervenire a livello governativo per risolvere questa problematica che obiettivamente c’è e riguarderà tutti gli enti locali”.
“Dovremmo incontrarci tutti fare un tavolo su questo tema per scegliere una direttiva comune – dice Francesco Rucco, presidente della Provincia di Vicenza e sindaco del Comune di Vicenza – ogni proposta va approfondita, può essere una buona idea ma prevede tutta una riorganizzazione complessa, compresa quella del trasporto pubblico che probabilmente la renderà irrealizzabile”.
Gli stessi dirigenti scolastici hanno lanciato un vero e proprio allarme: se la settimana corta diventasse realtà sarebbero costretti, a pochi giorni dalla riapertura delle scuole, a riorganizzare gli orari delle lezioni. La direttiva, infatti, rimarrebbe un’indicazione generica, in quanto ogni scuola decide autonomamente i propri orari.
«È molto tardi, l’organizzazione è già avviata e nel nostro caso le materie di studio hanno bisogno di tempi di apprendimento distesi – dice Roberto Fattore, preside del Liceo classico Maffei di Verona -. L’orario prevede da 27 a 33 ore. I corsi con 33 ore dovrebbero comprimere moltissimo apprendimenti fondamentali e complicati. Non voglio sottrarmi alla provocazione dell’attualità, ma è una cosa che va affrontata con un tempo di preparazione più lungo”.
“La disponibilità a ragionare su questa problematica c’è – dice infatti Carmela Palumbo, direttore dell’Ufficio scolastico regionale – vanno però tenute in considerazione alcune cose: innanzitutto la tempistica, che deve essere assai veloce; la scuola sta per iniziare e non possiamo chiedere dopo due anni così duri nuovi adeguamenti in corso d’anno ai presidi. In secondo luogo, ricordo la necessità del massimo coinvolgimento dei dirigenti e delle famiglie: avere la scuola chiusa di sabato significa riorganizzare la vita di tutti i nuclei familiari. Do la massima disponibilità ad un incontro per discuterne”.
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