I lettori ci scrivono

I precari con servizio nelle paritarie sono figli di un dio minore?

Illustre onorevole Luigi Di Maio,

A scriverle siamo un gruppo di docenti siciliani e del sud in generale, che s’aspettava dal Decreto Dignità di rientrare, dopo tanti anni di lavoro e di precariato, a pieno titolo nel mondo della scuola. Tra l’altro siamo tutti docenti abilitati sia da concorso 1999 – 2012 – 2016, sia perché in possesso del diploma magistrale conseguito entro l’anno 2002.

La maggior parte di noi ha anche anni di lavoro presso le scuole paritarie (legalmente riconosciute) dove si lavora per più ore settimanali senza una retribuzione adeguata o pari allo statale. Non riusciamo a comprendere quali siano le motivazioni della diversità posta in essere per il nuovo concorso straordinario.

Tale discriminazione apre un divario netto tra chi ha veramente lavorato e s’aspettava un piano di rientro lavorativo e occupazionale e chi invece ha chiesto inserimento in Gae, tramite ricorso al nord, ed ha avuto la possibilità di lavorare nello statale.

Chi stabilisce che siano più meritevoli rispetto a chi lavora nel paritario? A ciò si aggiunge che molti meno fortunati non hanno avuto al Sud nemmeno la possibilità di lavorare presso scuole paritarie. Non crede onorevole che sarebbe stato più corretto e più opportuno realizzare un piano nazionale straordinario per tutti, che comprenda chi non ha servizio, chi ha lavorato nel paritario, chi ha superato un concorso.

Non crede che era opportuno aprire in maniera definitiva le Gae per tutti e non creare discriminazioni per chi ha ricorso negli anni precedenti con gli stessi titoli ed oggi vanta una sentenza passata in giudicato?

Pertanto le chiediamo di rivedere con una certa celerità il decreto dignità per realizzare un vero piano di lavoro che possa essere ricordato nella storia nazionale del nostro Paese.

Noi proprio da Voi che avete usato come slogan elettorale il “Governo del Cambiamento” ci aspettavamo un vento di speranza e di positività che invece allo stato attuale non soffia.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa scriveva sul Gattopardo: “tutto deve cambiare perché tutto resti come prima”, noi a questa affermazione riferibile oggi al vostro operato vogliamo una risposta nuova che sia al contrario una riforma epocale e bilanciata.

Non è pertanto corretto trattare i docenti del sud e coloro che restano fuori da questo emendamento come figli di un Dio minore.

Vera Caruso Eleonora

I lettori ci scrivono

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