Sono una docente di Lingua italiana che lavora presso un CFP del Lazio. Le scrivo per dare inizio a un dialogo, portando avanti una causa ormai diventata annosa per noi docenti impegnati nella formazione professionale.
Nello specifico il problema nasce in merito al riconoscimento del punteggio pieno per il servizio svolto sul III e IV anno; di fatto il punteggio è già valido, ma la dicitura confusa e ambigua della tabella di valutazione del servizio complica la situazione poiché si presta ad interpretazioni errate: punteggio solo per il primo biennio.
In merito si è più volte espresso il dott. Bruschi che in un recente post su Facebook ha affermato quanto riportato: “Vale solo, ai fini del punteggio, il servizio maturato a tempo DETERMINATO, nelle scuole del sistema di istruzione e formazione (statali, paritarie, percorsi Iefp in diritto/dovere all’istruzione). È valutato come anno scolastico il servizio prestato a tempo determinato, per un periodo continuativo non inferiore a 180 giorni per ciascun anno scolastico, ai sensi dell’articolo 438, comma 1, del decreto legislativo 16 aprile 1994, 297 (servizio effettivamente prestato non inferiore a 180 giorni nell’anno scolastico) nonché dell’articolo 11, comma 14, della legge 3 maggio 1999, n. 124 (se il servizio sia stato prestato ininterrottamente dal 1* febbraio fino al termine delle operazioni di scrutinio finale)”.
La criticità nasce, però, quando le segreterie che valutano il punteggio non hanno la finezza legislativa del dott. Bruschi e valutano come servizio pieno solamente quello prestato sul biennio. Occorre, quindi, una circolare ministeriale in grado di chiarire questa criticità, un comunicato che possa annotare nero su bianco che il III e IV anno rientrano nell’obbligo formativo e quindi devono essere soggetti alla medesima valutazione del biennio. A mio avviso la discriminazione è insensata e dannosa in quanto gli studenti, una volta usciti dai CFP, hanno accesso alla scuola pubblica e quindi alla possibilità di conseguire il diploma di maturità grazie a una passerella tra gli istituti.
Vorrei ricordarLe che i CFP assolvono ad un’importante funzione, ovvero quella di intervenire sulla dispersione scolastica che risulta essere una delle emergenze nel mondo della scuola.
A questa mia lettera vorrei aggiungere un ulteriore tassello: la riapertura della terza fascia ai nuovi inserimenti. Ho conseguito la Laurea Magistrale nel luglio 2017, pochissimi giorni dopo la chiusura della finestra utile per l’inserimento e ad oggi, se le carte in tavola dovessero rimanere invariate, non avrò più la possibilità di accedervi in quanto la legge 107/2015 ne ha decretato la chiusura. Questa decisione ha totalmente perso di significato in quanto tale scelta nasceva dal presupposto dell’entrata a regime del FIT, un percorso che, però, non ha mai visto luce; ne consegue che la chiusura della terza fascia risulta semplicemente inutile. Trovo iniquo questo trattamento, discriminatorio e dannoso in quanto l’unica possibilità di lavorare risulta essere la Messa a disposizione, un’istanza informale scarsamente regolamentata e soggetta a decisioni arbitrarie.
Ho due anni di docenza alle spalle sul IV anno di un CFP, perché vanificare il mio lavoro non concedendo la possibilità di inserirmi in terza fascia? Qualora venisse riaperta, perché devo temere che il mio impegno non venga valutato come dovrebbe a causa di un’ambiguità facilmente risolvibile?
Viviana Minori
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