Sono una docente napoletana (con 30 anni d’insegnamento tra liceo ed università, due lauree ed un PhD, e sono docente formatore TFA di docenti) e le scrivo per mostrare il mio dissenso verso gli articoli del dott. Stella, per il continuo “stigma” che propone quando scrive degli insegnanti.
E’ un continuo attacco su tutti i fronti a questa categoria, che come tutte le altre categorie annovera persone molto capaci, professionisti seri e competenti, ed anche persone meno capaci.
Vogliamo parlare dei medici, degli ingegneri, degli infermieri, dei giornalisti, dei politici? Sparare nel mucchio non è etico. Io ho letto le domande del concorso, e per la mia classe di concorso A18 (Scienze Umane) erano veramente inqualificabili.
Tra l’altro non rispondevano alle linee Guida MIUR, e perciò a quello che realmente s’insegna. Inoltre, ogni candidato aveva 15 minuti per rispondere alla prova scrivendo al computer, con timer. Erano necessari almeno 5 minuti per leggere ogni topic e per raccogliere le idee e capire le consegne. Restavano 10 minuti per presentare una Unità Didattica, che non è un articolo di giornale (e mi scusi ma non è una questione meglio/peggio, sono semplicemente cose diverse), con tempi e tecniche differenti, perché bisogna ragionare in quale classe, quanto tempo, quante lezioni, quali strumenti, con che metodologie, con che tipo di valutazione, etc. etc. e sono tutte questioni tecniche.
Certo ci sono docenti che hanno superato lo scritto, magari anche solo per maggiore familiarità col mezzo tecnologico, ma ciò che serve ad un docente non è solo la tecnologia, perché c’è bisogno anche della “relazione educativa”, oggi più che mai in una società in affanno su relazioni, valori e questioni etiche.
Io potrei anche affidare mio figlio ad un docente che non conosce la capitale del Burundi, ma che sa entrare in relazione con mio figlio ed è competente nella sua disciplina. Ma di che stiamo parlando?
Sarebbe come dire che se un chirurgo non conosce le capitali del mondo ma opera bene, noi al concorso lo bocciamo? Se proprio volevano fare il concorso per un gruppo di docenti già abilitati (che hanno sostenuto un primo esame pre-selettivo tostissimo, poi uno scritto ed un orale, poi altri esami, e che hanno fatto 200/300 ore di tirocinio nelle scuole e presso le università e, infine, sono stati valutati da commissioni universitarie per ottenere l’abilitazione), allora avrebbero dovuto ammetterli tutti all’orale utilizzando range di valutazione diversi e poi fare una media tra scritto ed orale.
Insomma, tutti vogliono parlare e scrivere di scuola, commentando senza avere abbastanza dati e soprattutto senza avere… competenze, mentre a noi docenti sono ormai richieste competenze da scienziati di livello mondiale.
Il dott. Stella avrebbe dovuto informarsi meglio prima di scrivere. Perché, oltre a farsi dare i dati (presumibilmente dal MIUR) riguardo agli insegnanti che hanno fatto prove con errori terribili (cosa che effettivamente può accadere, ma non saranno certamente stati il 52%, infatti gli esempi riportati sono sei o sette), non ha parlato con qualche docente che ha partecipato al concorso e che l’ha superato, e con qualcun altro che magari non l’ha superato, per farsi un’idea più completa? Se non sapesse come fare, sono a disposizione per procurargli recapiti.
Qual è inoltre la logica con la quale si mette sempre in risalto la questione “Nord e Sud”? Che noia mortale! Io ho avuto specializzandi che erano preparatissimi e che, per mancanza di lavoro, hanno sempre studiato prendendo un’altra laurea o facendo corsi/master di ogni tipo.
Al Nord forse studiano meno perché ci sono più opportunità di lavoro? Potrebbe essere che gli studenti dopo le scuole superiori magari si fermano perché trovano lavoro più facilmente? Potrebbe essere questa un’ipotesi valida? E’ stata vagliata dal dott. Stella, visto che produce sempre fonti, dati e statistiche, la percentuale di quanti si iscrivono all’Università al Nord e quanti al Sud? Forse potrebbe essere questa la motivazione per cui ci sono più insegnati al sud rispetto al nord?
E mi aggancio ad un altro articolo “L’80 per cento dei nuovi prof del Sud. Perchè trasferirli non è un complotto” pubblicato il 10 agosto, sempre dal giornale che Lei dirige sulla famosa “deportazione” degli insegnanti, argomento trattato sempre dal dott. Stella.
Le chiedo: ma questo algoritmo esiste veramente? Perché è stato richiesto, per la legge sulla trasparenza, ma al momento tutto tace. E mi sorge un sospetto: non è che l’algoritmo costituisca un sapiente “moloch” dietro il quale ci si nasconde? Lo conosce il film di Nanni Loy “Mi manda Picone”? Ecco, di chi è la responsabilità di tutti questi errori per i quali si chiede ora la conciliazione? E’ troppo facile rispondere: “L’algoritmo è impazzito”! Ma chi l’ha impostato se non delle persone “umane”? Caspita, se un giovane non sa scrivere “peer tutoring” in modo corretto viene bocciato, mentre chi ha impostato male l’algoritmo non si sa chi è, dove sta? Ma non era più facile e più trasparente far scegliere ai docenti, rispettando una graduatoria, le sedi? Il Ministro Giannini, orgogliosa, ribadisce che gli insegnanti saranno scelti per competenze e non per anzianità! Oddio, ma le competenze cosa sono? Banalmente “saperi” contestualizzati, applicati, prassi, buone pratiche che maturano nel tempo anche sugli errori. Noi che facciamo? Cancelliamo l’esperienza.
Il concorso scuola è un disastro nazionale per i dati che ha prodotto e molti docenti più autorevoli di me (si veda il Prof. Ianes) hanno preso posizione dichiarando che questo concorso scredita e sconfessa sia l’Università sia lo stesso MIUR, e la grande stampa che fa? Invece di chiedere conto al Governo del modo (folle) in cui è stato organizzato se la prende con l’istituto dell’anzianità di servizio.
Non sarebbe come dire che Lei, Direttore Fontana, è uguale ad un giovane giornalista fresco di iscrizione all’Albo?