Caro Gramellini, tu scrivi una sequenza di se correlata ipotetiche azioni intimidatorie degli studenti nei confronti dei loro insegnanti:
“Se tirano uno schiaffo al prof, la colpa è del prof che non ha saputo incutere nella scolaresca il dovuto rispetto. Se gli rubano il registro, la colpa è del prof che lo ha lasciato in vista: una sorta di istigazione a delinquere. Ma anche se gli mettono una mano di vernice sulla sedia e lui/lei ci spalma i pantaloni o la gonna sopra, la colpa è del prof che non ha controllato prima di sedersi. E se gli fratturano il malleolo con una mazza da baseball? Che domande: la colpa è del prof, anzi della scuola intera, che ha permesso a un oggetto contundente di circolare indisturbato per i corridoi. Se poi un angioletto di mamma e papà prende due in tutte le materie, la colpa è ovviamente e unicamente del prof che non ha saputo stimolare l’allievo e interessarlo alle lezioni”.
Tutto vero, però ai tuoi ‘se‘ vorrei aggiungere un mio ‘ma‘: ma il detto chi semina vento raccoglie tempesta, vale e vale tantissimo nel momento in cui lo studente irriverente si affaccia per la prima volta nel mondo del lavoro, luogo dove alla prima arroganza ti fanno accomodare fuori dall’uscio.
Quindi di “se e di ma son piene le fosse”: fosse professionali per gli insegnanti attaccati da tutte le parti , e fosse di integrazione lavorativa per gli studenti super bulli, con buona pace per tutti gli stage del mondo.
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