La Sil Confesercenti, in una relazione presentata in audizione presso la VII Commissione Cultura e Istruzione della Camera, denuncia che, sulla questione del caro libri, “il nostro sindacato ha rilevato, già nel mese di aprile, che gli aumenti di quest’anno si sarebbero attestati, come poi si è verificato, tra il 7 e l’8% medio, con punte anche più alte. Il prezzo di copertina dei libri di testo, infatti, è fissato dagli editori il 1° gennaio di ogni anno a valere sull’intero anno solare. È stato semplice pertanto confrontare il prezzo di copertina di singoli libri previsto per il 2023/24, con il prezzo dello stesso libro per il 2022/23, e realizzare un significativo paniere di testi su cui giungere a questa conclusione, che fotografa in maniera inequivocabile l’incremento di spesa sull’adottato da un anno all’altro”.
“Siamo passati, nel giro degli ultimi 15 anni, da un margine lordo del 22/25% all’attuale 10/12% (si tolgano ulteriori due punti percentuali per i tanti librai che operano in zone non vicine ai capoluoghi di regione dove sono ubicati i distributori degli editori e che devono quindi rivolgersi ai grossisti)”.
Fra l’altro non si riflette sul fatto che librerie e cartolibrerie sono una platea di imprese che impiega, tra titolari e dipendenti, circa 12.000 persone per cui si mette “in discussione la possibilità di mantenere la propria occupazione. La quasi totalità delle librerie e cartolibrerie non ottiene alcuna dilazione, ma è costretta a pagare a vista i libri agli editori e ai concessionari degli stessi, sul territorio. Si tenga conto che, se i testi della scuola secondaria vengono poi pagati dagli utenti, quelli per la Scuola Primaria vengono pagati dai comuni: in alcune parti del Paese assistiamo a rimborsi a 365 giorni”.
E ancora, sulla possibilità di sconto, fino al 15%, solo la Grande Distribuzione, senza peraltro avere margini diversi da quelli dei librai e cartolibrai riesce ad offrire al pubblico lo sconto massimo previsto dalla legge, ricorrendo al sottocosto. “Un’operazione che cataloghiamo – scrive la Sil- come concorrenza sleale. A librai e cartolibrai non resta che la scelta tra lavorare in perdita o vedersi azzerato il fatturato. Un numero crescente di librerie e cartolibrerie sta abbandonando la distribuzione del testo scolastico. Il libro di testo digitale non decolla. Solo una adozione su cento riguarda un libro in formato digitale. Riteniamo che non spetti a un sindacato di librai esprimersi al riguardo, ma crediamo sarebbe un errore virare verso una didattica digitale solo e unicamente a ragione di potenziali risparmi economici, senza una corretta valutazione sull’efficacia di questi strumenti. Riteniamo comunque che, se questo dovesse avvenire, va riservato un ruolo per la vendita dei testi digitali anche alle librerie”.