Si infiamma la polemica sul caro-libri: nei giorni scorsi gli editori avevano reagito vibratamente alla decisione dell’Antitrust di verificare gli aumenti predisponendo controlli in otto città e poi smentito l’Intesaconsumatori che aveva reso pubblica un’indagine dalla quale risulterebbero aumenti del 4% per il costo dei libri di testo e del +7% per un corredo scolastico. Per l’Aie (che ha annunciato una conferenza per il 28 agosto a Milano) gli aumenti sarebbero infatti minimi e comunque abbondantemente sotto il livello d’inflazione. A due giorni dall’appuntamento fissato degli editori, che presenteranno un’indagine condotta dall’Ispo, giunge però un’altra importante denuncia secondo cui gli incrementi di prezzi sarebbero ben più alti di quelli sinora pubblicati dalle associazioni dei consumatori.
A realizzare l’indagine è stato il Dipartimento Junior del Movimento difesa del cittadino, che ha inviato i propri ricercatori in quattro città: Milano, Bologna, Roma e Palermo. Ebbene, secondo lo studio l’incremento dei prezzi di copertina sarebbe mediamente dell`8-10% a Roma e Bologna, del 16% a Milano e addirittura del 20% nel capoluogo siciliano.
La ricerca ha rivelato lo scostamento maggiore nelle scuole secondarie superiori, che rappresentano anche la fascia scolastica più onerosa per le famiglie soprattutto per quelle che hanno dei figli al liceo. Emerge infatti un dato quantomeno allarmante: “oltre il 50% delle classi superiori – fa sapere il Dipartimento – non sarebbe riuscito ad adeguare, per tempo, il costo complessivo dei testi in adozione ai tetti di spesa ministeriale”.
Per il Movimento difesa del cittadino l’esagerato aumento dei libri di testo non sarebbe però uniforme: rispetto allo scorso anno alcuni istituti, soprattutto a Palermo e Milano, sono stati ampiamente rispettati i budget nei limiti prefissati dal Ministero. Gli istituti più “corretti” sembrerebbero in particolare i licei scientifici, per i quali si nota un allineamento generale alla tabella consigliate da viale Trastevere “con una diminuzione delle forti escursioni dello scorso anno”. Anche gli istituti tecnici, pur avendo fatto riscontrare forti divari da una città all`altra, si contraddistinguono per una forte diminuzione dei budget, soprattutto rispetto allo scorso anno.
“Mentre, permangono i casi eclatanti, come a Roma, dove – sottolineano i realizzatori dello studio sul campo – a molti genitori capiterà di dover accantonare, per il quinquennio al liceo classico del proprio figlio, ben 2.100 euro, oltre 600 euro sopra il tetto stabilito dal Ministero”.
A livello di biennio, comune a tutti gli indirizzi, in media ben sette scuole su dieci non rientrano nei parametri di legge con incrementi dal 4 al 23%. Anche in questo ambito appare qualche esempio di scuola allineata alle indicazioni dell’Amministrazione centrale: il biennio tecnico a Milano che può delinearsi a quota 287 euro, contro i 460 euro del tetto ministeriale e quasi la metà di Roma e Palermo per lo stesso indirizzo, o come il ginnasio classico palermitano che risparmia oltre 200 euro rispetto al budget previsto. Esempi virtuosi che però non riescono di certo a sollevare la media nazionale.
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