I lettori ci scrivono

Caro ministro Bianchi, la scuola ha bisogno d’aiuto

Caro Ministro dell’Istruzione,

innanzitutto le facciamo i nostri più sentiti auguri per questo suo compito che le giunge in un momento estremamente complesso.

Consapevoli di questo, siamo certi che, in questo suo nuovo incarico, cercherà di rispondere alle tante esigenze del mondo della scuola e dei tanti attori in essa coinvolti.

Le scriviamo poche righe, cercando di evitare faticose intellettualizzazioni che, a nostro avviso,  risulterebbero fuori luogo in un momento di emergenza come questo. La scuola ha bisogno di aiuto. 

I presidi, gli insegnanti, i bambini e i ragazzi, così come tutte le persone al servizio della scuola nelle segreterie e nei ruoli ATA, stanno attraversando un periodo di massimo stress.

La preghiamo di non cercare complicate soluzioni per rispondere ai bisogni del mondo scolastico, né di dare vita ad altrettanto complicate riforme.

La preghiamo di tenere presente questa nostra lettera e questa nostra semplice indicazione.

La preghiamo, prima di tutto, prima di qualsiasi PON, prima di qualsiasi nuovo tipo di banco o di qualsiasi altro investimento, di provvedere a ridurre il numero di alunni all’interno di una classe. Non più di 15-16. 

Ci creda, questo è il numero massimo per poter fare della scuola un ambiente di apprendimento sano, motivante e umanamente rispettoso.

Questo è il numero che permette di poter mettere in atto didattiche attivanti e non passivizzanti e di poter tenere presenti le diverse intelligenze e i diversi modi di apprendere. 

Questo è il numero che permette la creazione di un gruppo classe prendendosi cura anche dei bisogni relazionali ed emotivi dei bambini e dei ragazzi.

Questo è anche, semplicemente, il numero che permette di poter convivere per molte ore al giorno – e per alcuni alunni anche per la quasi totalità della giornata  – in uno stesso ambiente senza un inevitabile sovraccarico di stress.

Gli studi sugli effetti stressogeni e disfunzionali degli ambienti sovraffollati, già da tempo, hanno infatti messo in luce la negatività, per l’organismo, della mancanza di spazio e della convivenza prolungata in spazi ristretti. I tempi attuali amplificano tali effetti in maniera evidente.

Siamo consapevoli che questo comporta una serie di investimenti importanti. Siamo anche però consapevoli che, senza questa condizione, tutto il resto rischia di essere profondamente inutile se non dannoso.

Grazie

Viviana Benci

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