I lettori ci scrivono

Caro ministro Bussetti, cambiamo la scuola, davvero!

Il primo atto intelligente e giusto del nuovo ministro dell’istruzione Bussetti è stato l’abolizione della chiamata diretta e ora ci aspettiamo anche di conseguenza l’abolizione degli ambiti territoriali. Ottimo inizio.

Finalmente il nuovo Ministro ha mostrato carattere, ponendo fine a tutte quelle ignominiose ingiustizie e discriminazioni indegne, generate dalla abominevole e vomitevole legge renziana 107/15.

La scuola pubblica resta  “pubblica”. Possiamo tirare un sospiro di sollievo ma la battaglia è appena iniziata.  E’ stato ripristinato il principio di trasparenza e di imparzialità, principi sanciti dalla Costituzione che la legge fascista e scriteriata renziana, voluta da confindustria e dai poteri forti, la cosiddetta buona scuola, aveva snaturato e delegittimato.

Ovvio non potevano mancare le polemiche pretestuose, sterili e salottiere da parte di alcuni  esponenti politicizzati (e mezze tacche) dell’Associazione nazionale presidi, i quali purtroppo (per loro) convinti di ricoprire il ruolo di preside  per opera di una investitura dello Spirito Santo di retaggio e di sapore feudale,hanno incominciato a sparare anatemi contro la decisione sacrosanta del governo di abolire la incostituzionale chiamata diretta. Questi sedicenti esponenti politicizzati simpatizzanti o  militanti dell’area ormai del defunto PD renziano, hanno manifestato con protervia il loro dissenso, esprimendo  con torbidi e lacunosi  pensieri  concetti sconnessi e demagogici, frutto della loro dissociazione cognitiva della percezione della realtà vera in cui versa la scuola italiana. La abolizione della chiamata diretta era un atto dovuto del governo. La scuola non è un centro commerciale.

La buona scuola renziana ha fallito,come ha fallito inesorabilmente il suo mediocre ex leader, con buona pace per gli esponenti dell’associazione nazionale presidi, la legge 107/15 ha generato solo discordie, ingiustizie e favorito spudoratamente nepotismi e clientele; la buona scuola ha screditato la scuola pubblica nei suoi fondamenti costituzionali e valoriali, rendendola serva di quel modello liberista aziendalista pericoloso e immorale al servizio del nuovo fascismo  dei mercati finanziari della globalizzazione.

La legge 107/15 renziana ha offeso e umiliato il corpo docente in tutti questi anni. La legge 107 ha mortificato e spesso annichilito il senso critico dei docenti umiliandoli nella la loro dignita’.

Ora basta, lanceremo un appello al Ministro dell’Istruzione e al Vice Premier Luigi Di Maio, per chiedere a gran voce anche l’abolizione di una casta ossia la casta dell’associazione nazionale presidi,una cricca feudale, anacronistica, i presidi non sono dei ma sono di carne e sangue come tutti noi e non possono dettare legge,sono degli impiegati dello stato e se hanno avuto un po’ di voce in capitolo lo devono solo grazie alla schifosa legge di quel politicante mediocre di Brunetta, che tanti guai e danni ha provocato a tutto il comparto del pubblico impiego durante l’era preistorica nefasta berlusconiana. Anche la legge brunetta deve essere abrogata se si vuole ridurre il rischio per il futuro che possano formarsi e alimentarsi sacche pericolose di clientele e nepotismi inaccettabili nella pubblica amministrazione e nella scuola.

I signori dell’ANP la smettessero di pontificare. Voi non siete nessuno e non rappresentate nè i docenti nè la scuola italiana. La scuola pubblica e la buona scuola la fanno i docenti i quali con stipendi miserabili e abbracciandosi la croce tutti i santi giorni si prodigano per tamponare senza mezzi adeguati e spesso in situazioni ambientali precarie ogni sorta di problemi senza contare sull’aiuto di nessuno e portano avanti con dedizione e sacrifici le loro piccole battaglie per cercare di formare al meglio le future generazioni di giovani e soprattutto felici di dare e di donare loro la speranza e il sogno di costruire un futuro migliore.

Ministro Busetti non si faccia intimorire da nessuno noi siamo con lei. Cambiamo la scuola seriamente.

Michele Orabona

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