Sulla Legge di Stabilità, finalmente il ministro Profumo esce allo scoperto. Dopo aver negato la presenza di tagli e misure peggiorative per il personale della scuola, bollate poi come “gossip”, stavolta (con il testo che si appresta ad approdare in Parlamento dopo il sì definitivo del Governo) il responsabile del Miur non si è potuto più nascondere. Braccato dalle proteste dei docenti, degli studenti, delle organizzazioni sindacali, di un nutrito numero di alti esponenti politici, appartenenti a schieramenti trasversali, ha finalmente deciso di rispondere.
Peccato che lo ha abbia fatto rivolgendosi solo al leader del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani. Assicurandogli che “ogni suggerimento ed eventuale modifica, all’interno dei vincoli di bilancio votati dallo stesso Parlamento, sarà il benvenuto”.
Ma, allora, perché non rivolgersi a tutti gli altri? Perché non placare gli animi di centinaia di migliaia di docenti, gran parte dei quali si dicono angosciati da un provvedimento ritenuto ingiusto e inappropriato, visto il già alto carico di lavoro che devono svolgere quotidianamente tra impegni dietro la cattedra, progetti, formazione, preparazione e correzioni competi, riunioni e quant’altro? Perché non rispondere finalmente alle pressioni dei sindacati, anche quelli più concertativi, che si sono sentiti anche loro traditi. E costretti a indire mobilitazioni e scioperi?
Perché sino ancora oggi il sito del Miur non aveva speso una parola sulla Legge di Stabilità? Perché ci si è ostinati ad alternare il silenzio e la negazione dell’evidenza? Dove è finita la politica della trasparenza, tanto strombazzata, dieci mesi fa, in occasione dell’approdo di Profumo a viale Trastevere?
Sono tanti gli interrogativi che poniamo allo staff del Ministro. Continuare a minimizzare peggioramenti epocali e tagli clamorosi non è più plausibile. Mancano meno di sei mesi alla fine di questa legislatura: il ministro dell’Istruzione fa ancora in tempo a dirci da che parte sta.