Caro Ministro Bussetti, sono una docente del Sud in procinto di andare in pensione, che ha lavorato, con dedizione e passione incondizionate, nella scuola pubblica di ogni ordine e grado, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria superiore, e sempre nella stessa regione, la più bistrattata d’Italia, la Calabria.
Forte di un’esperienza quarantennale unitamente ad una considerazione altissima del lavoro dei docenti, posso ben affermare, e con viva indignazione, che la sua dichiarazione sui docenti del Sud che, a suo dire, dovrebbero fare sacrifici e impegnarsi di più, per superare il GAP esistente tra Sud e Nord relativamente alle scuole, è quanto mai superficiale, per usare un eufemismo, e molto irrispettosa del lavoro dei docenti del Sud, certamente difficile, molto più difficile che in altri contesti.
Secondo quanto ha risposto ad un giornalista che la intervistava, la scuola del Sud non ha bisogno di più fondi, ma di più sacrificio, impegno e lavoro.
Mi chiedo a quale impegno, lavoro e sacrificio pensava quando ha risposto a quella domanda, che invece esigeva una risposta ben diversa e degna di un ministro della Repubblica.
Mi chiedo ancora cosa ne sa lei degli enormi disservizi che patiamo, dei pericoli derivanti dal fare lezione in locali fatiscenti, magari, con trenta alunni ammassati, del sopperire a carenze di tutti i generi, dal materiale occorrente per le attività didattiche a tanto altro ancora.
Avrebbe dovuto riconoscere piuttosto, in virtù dei principi di uguaglianza dei diritti sanciti dalla Costituzione italiana sulla quale ha giurato al momento della nomina a ministro, l’assoluta necessità di destinare fondi ad una scuola, quella del Sud, notoriamente in grosse difficoltà strutturali, proprio per equipararla a quella del Nord e quindi per tutelare gli interessi di tutti gli studenti, i docenti e gli operatori della scuola, indipendentemente dalla collocazione geografica.
Però, per certi versi e a ben pensarci, lei, ministro Bussetti, ha anche un po’ di ragione: in effetti, noi docenti del Sud dovremmo impegnarci di più, e sa in che cosa? Nel far maturare, nei nostri studenti, un livello di coscienza e di conoscenze tale da poter realizzare il vero cambiamento di questo martoriato paese, partendo dalla defenestrazione di tutti i politici che, come lei, non sanno dare le giuste risposte ai bisogni e ai legittimi diritti dei tanti che soffrono ingiustizie di ogni sorta.
Ed inoltre, vista la pericolosa ideologia delle autonomie differenziate di cui lei è sostenitore, secondo la quale le sorti di una regione dipendono dall’impegno delle regioni stesse e non invece, per come stabilito nella Costituzione italiana, dallo Stato, che dovrebbe uniformare le condizioni socio-economiche dei vari territori, non certo accentuarle, noi docenti del Sud dovremmo impegnarci di più a spiegare il pericolo delle autonomie differenziate e del conseguente federalismo fiscale.
E lo potremmo fare, per esempio, leggendo il libro di Marco Esposito “Zero al sud”, libro che, per le sue verità sconcertanti, in un’altra epoca, sarebbe stato già messo all’Indice. Lettura che mi ripropongo di fare con i miei ragazzi al più presto, prima che la deriva neoliberista del sistema Italia non diventi ancora più intollerabile.
Rosanna Giovinazzo
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