I lettori ci scrivono

Caro ministro, ecco la situazione dei licei musicali

Caro Ministro, l’ultimo ventennio della nostra Scuola è stato caratterizzato da trasformazioni continue, una di quelle accolte con gioia dagli addetti ai lavori è stata l’introduzione della pratica strumentale nella secondaria di primo grado – SMIM- e l’istituzione della sezione di Liceo Musicale nella Secondaria di secondo grado.

Non mi soffermerò sulla strutturazione dei percorsi, che al Liceo andrebbe rivista, vorrei invece soffermarmi su alcune criticità evidenti ex-post.

Ai ragazzi delle SMIM viene proposta, nella maggior parte delle Scuole, un’offerta formativa allettante, molto spesso incentrata sull’attività di “musica d’insieme” più marcatamente improntata all’aspetto ludico/sociale e con minor attenzione all’aspetto tecnico/formativo dello studio di uno strumento musicale.

Anche la scelta dei repertori si allontana sempre più dal mondo classico per abbracciare la “musica contemporanea”, ad un brano di Beethoven si preferisce l’arrangiamento della canzone più gettonata o qualche remake sempre proveniente dai mondi della musica leggera.

Tali scelte sono ben motivate, perché affondano nel vissuto sonoro degli allievi e trovano anche grandi sponsor tra i DS e i colleghi di altre discipline, il cui vissuto sonoro, nella maggioranza dei casi, è molto più vicino al contemporaneo leggero che non a Mozart o a Beethoven, ben lungi da Rachmaninoff o Prokofieff.

Non troppo diverso è il panorama che si configura al Liceo Musicale, sia pur con maggiori potenzialità timbriche (perché nel Liceo troviamo la presenza di quasi tutte le specialità strumentali), e dunque sia pur con risultati di maggiore effetto, i gruppi d’Insieme e orchestrali (fatte le debite eccezioni) proseguono il cammino intrapreso nelle SMIM, prediletti dai Dirigenti Scolastici che vedono nell’attività di Musica d’Insieme e d’Orchestra un bel vessillo da sbandierare per “raccontare” extra moenia la Scuola, sono sostenuti dai CdC perché ben si conciliano con la “Scuola immagine”.

Non mi si replichi che perdo di vista l’indubbio valore formativo orientativo, integrativo, socializzante e di recupero della musica d’insieme, lo conosco e lo comprendo, ciò che intendo invece sottolineare è l’uso bulimico che viene fatto di questa attività, che si è consequenzialmente tradotto, per taluni strumenti come il pianoforte, in un impoverimento di quel percorso di studi che è la conditio sine qua non per poter divenire interpreti.

Basta soffermarsi sul tempo/scuola dedicato alle attività d’insieme e all’orchestra (spesso svolte con il secondo strumento) che nel Liceo si aggira intorno alle sei/sette ore settimanali, e al tempo scuola assegnato al primo strumento che e’ di un’ora settimanale – due ore al primo biennio: lo squilibrio è evidente. Questa mia considerazione, Caro Ministro, non cela questioni di ore, di cattedre o di altro… riguarda il percorso formativo dei ragazzi che frequentano il Liceo Musicale.

Quei ragazzi, in uscita, non troveranno più l’accogliente orchestra Scolastica e il coro dei docenti curricolari capeggiati dal DS pronti ad applaudire, e se mai volessero proseguire lo studio del proprio strumento avrebbero da confrontarsi con chi nei paesi dell’Est, ma non solo, a 16 anni, esegue la 111 di Beethoven. Da noi si preferisce invece, in maggioranza, la pratica per diletto che regala ai giovani l’illusione di essere divenuti grandi interpreti suonando su un palco, tutti insieme, We are the Champions.

Senza nulla togliere ai Queen, e senza nulla togliere al valore formativo che comporta l’attività di musica d’insieme, non ritiene che la Musica Classica e Strumentale meriti un diverso posto nella Scuola Italiana? E non ritiene che in una Scuola specializzante come il Liceo Musicale si debba dare maggior attenzione alla formazione individuale del discente?

Sapesse quanto è triste dover sentire colleghi non musicisti, laureati in altre discipline, che chiedono “quando suonerete quella bella canzone di Beethoven” … ancor più triste è ascoltare i racconti dei ragazzi licenziati, anche con buone votazioni (perché la valutazione deve pur essere contestualizzata), che tornano a Scuola a trovare quei docenti dai quali si sono sentiti “curati”… non è facile per un ragazzo scoprire che il suo brillante certificato delle competenze certifica competenze di gran lunga inferiori a quelle dei coetanei di altri paesi. Qualcuno potrebbe dirmi “ma negli Organi Collegiali perché voi docenti non fate presente queste problematiche?” …

Sarò chiara anche su questo punto: la legge 107 pone nelle “mani” del Dirigente Scolastico l’Atto d’Indirizzo e, quando l’Atto d’Indirizzo novella “con particolare rilievo alla Musica d’Insieme e alle esperienze di ASL…” ogni parola, ogni proposta ogni voce si spegne in gola anche al più propositivo e combattente tra i docenti.

Si compie così un grande paradosso tutto nostrano, quella Musica che nei Conservatori italiani aveva raggiunto livelli di eccellenza invidiati in tutto il mondo “lentamente muore”, e non perché i Docenti non sono capaci, e non perché gli allievi di oggi sono meno dotati di quelli di ieri, semplicemente perché il Dominus delle SMIM e dei Licei, fatte le debite e doverose eccezioni, è ben lungi dalla consapevolezza di cosa significhi lo studio della Musica e talvolta anche di cosa sia la Musica. Nel Paese dell’Arte, la Musica che Schopenhauer pone all’apice della sua piramide delle Arti, ancora resta una Cenerentola bardata a festa sui palchi di poche Scuole… molta apparenza, poca sostanza e i Conservatori, ora Università, si spopolano.

Mariarosaria Albano

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