Caro ministro Fedeli, perchè non viene a visitare la nostra scuola?

Quando Renzi divenne presidente del Consiglio e disse che avrebbe visitato ogni mercoledì una scuola, lo invitammo alla nostra scuola: l’istituto comprensivo “D’Aosta-Scura.”.
Si trova nei Quartieri Spagnoli, uno degli ambienti più difficili di Napoli, anche se è situata al centro della città, a ridosso della turistica via Toledo. Comprende scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di I grado, per un totale di circa 800 alunni.
E’ una scuola cosiddetta a rischio di dispersione scolastica e di devianza minorile, ma non ha avuto mai l’onore di aver approvato un progetto per tale fattispecie, anche avendoli presentati negli anni. Due anni fa è capitato che è stato approvato il progetto di  scuola a rischio della “Belvedere”, situata nel quartiere benestante del Vomero e non il nostro.

Quando ero professore alla “Pasquale Scura”, denunciammo i criteri della selezione per le scuole a rischio, appena fu istituito il fondo speciale per le scuole situate in aree a rischio e a forte processo immigratorio, ma da allora le cose non sono  purtroppo cambiate.

Ho fatto riaprire da preside la “Pasquale Scura” che  in passato era stata visitata dal ministro della Pubblica Istruzione Tullio De Mauro e dall’onorevole Nando Della Chiesa, vicepresidente della Camera. L’edificio scolastico , dove ci sono classi di scuola media, era stato devastato dagli sfollati di Pianura, ospitati qui per un’improvvida decisione della giunta Iervolino. Nando Della Chiesa scrisse anche un libro sulla sua visita ai docenti della “Pasquale Scura” intitolato “La scuola di via Pasquale Scura”, con sottotitolo “Appassionato elogio dell’Istruzione pubblica in Italia”; Filema editore, Napoli 2004; e modestamente anch’io ho scritto  “Le vicissitudini di un insegnante in una scuola a rischio di Napoli” in “Diario scolastico”,  Andrea Oppure Editore, Roma 2003.Qui nacque il progetto “Chance” per gli alunni evasori, una innovativa scuola pubblica di seconda occasione e di avvio alla formazione professionale e a stage in botteghe artigianali ,condotto da Marco Rossi Doria, che poi è stato sottosegretario all’Istruzione nel governo Monti e nel governo Letta, deludendo però le nostre aspettative.

Ci aspettavamo da chi era stato prima maestro di strada, poi partecipante a un progetto pilota insieme all’Associazione Quartieri Spagnoli  e infine cofondatore insieme a Cesare Moreno e a Carla Melazzini del citato progetto “Chance”, un’attenzione particolare  verso le scuole situate in aree a rischio. Invece non c’è stato niente di tutto questo. Forse ho sopravvalutato il potere del sottosegretario all’Istruzione. Pertanto mi rivolgo direttamente alla Ministra in carica.

Quello che da anni sostengo prima come professore di lettere per 21 anni nella scuola media e poi come dirigente scolastico per 10 anni, è che non si possono trattare le scuole situate in aree a rischio alla stessa stregua delle scuole normali. Come in una famiglia va sostenuto il più debole, così lo Stato, se ci tiene all’istruzione pubblica e all’art. 3 della Costituzione, deve sostenere le scuole che hanno più necessità.

Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali” diceva don Milani.

Le scuole situate in aree a rischio e a forte processo immigratorio, vanno individuate con criteri statistici  sulla base del numero di carcerati  e di arresti domiciliari, sul numero di  ragazzi segnalati agli assistenti sociali e alla Procura dei minorenni (che errore abolirla!), sulla percentuale di evasori totali e parziali, e sul numero di alunni stranieri frequentanti .Esse dovrebbero ricever fondi aggiuntivi, avere docenti  e collaboratori scolastici in più (organico superpotenziato!), la presenza stabile di uno psicologo, per poter “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…” 

Questi numeri , siccome parliamo di soldi e di investimenti, vanno dati da organismi indipendenti tipo ISTAT e non dalle scuole che possono barare; e soprattutto non basati sulla percentuale di bocciati. E’ singolare che cerchiamo di portare al successo formativo ragazzi svantaggiati e siamo esclusi per questo dai fondi per le scuole a rischio, mentre una scuola in area benestante magari boccia di più e  viene finanziata. I fondi che vengono dati sono inpltre esigui. Lo Stato deve fare un forte investimento in queste scuole dette anche di frontiera, se vuole recuperare questi ragazzi che rischiano in questi quartieri difficili di diventare futuri delinquenti. Dobbiamo spezzare il determinismo della “strada segnata”. Vanno considerate queste zone con concreta e non formale sinergia tra le istituzioni ,per dare una prospettiva di istruzione. di cultura, di salute. di lavoro e di sviluppo economico.

Un’altra questione Le voglio porre. Tutti i progetti sulla dispersione scolastica, dai PON ai POR a quelli ministeriali, insistono sulla necessità di aprire in questi territori difficili le scuole il pomeriggio, il sabato, nei mesi di luglio e di agosto, iniziative meritorie per carità. Ma nessuno, non vivendo probabilmente dal di dentro l’esperienza di queste scuole, ha pensato mai che queste , per ridurre l’abbandono scolastico, per promuovere l’inclusione e il successo formativo, per non ricorrere alla sospensione continua dalle lezioni per i ragazzi indisciplinati e violenti che di conseguenza non vengono più a scuola, occorre già al mattino, nelle ore curricolari, dare un aiuto.
Occorrono-parlo della scuola media, perché è in quest’età preadolescenziale che si manifesta il disagio e il disadattamento- le compresenze degli insegnanti e la compartecipazione delle associazioni per progetti alternativi allo studio tradizionale, come  aveva intuito Marco Rossi Doria con il progetto “Chance”. In queste scuole a rischio I professori e anche i dirigenti scolastici non ce la fanno più. Sono anch’essi a rischio per la condizione di salute (stress da lavoro correlato) e per le aggressioni che subiscono quotidianamente da alunni e genitori, in questo tempo in cui non c’è più rispetto per gli educatori.

Andrebbero pagati di più ( questo sì che è merito, lavorare in scuole difficili) e, soprattutto, sostenuti. Forse un ministro senza laurea potrebbe portarci questa rivoluzione. Ministra Fedeli ascolti il nostro grido di dolore e venga a trovarci. Il Presidente Renzi non ha avuto il tempo di farci una visita, spero che Lei lo abbia per conoscere la nostra tormentata realtà.

I lettori ci scrivono

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