Caro Ministro Bussetti, le vorrei raccontare una storia che parla di speranza e di passione, e vorrei persino darle, presto, il lieto fine che non ha.
Mi chiamo Valeria, ho ventisette anni e vengo da un paese molto piccolo delle Marche. A diciotto anni, nel 2010, mi sono spostata per studiare Lettere a Bologna.
Mi sono laureata a luglio 2013 alla triennale. Nel luglio 2015 ho ottenuto la laurea magistrale, sempre a Bologna, sempre con il massimo dei voti. Era la prima sessione utile e non avevo ancora compiuto 24 anni. Ho studiato tanto, ho lavorato sodo, il tutto nella speranza che uscisse un nuovo TFA, perché da sempre ho desiderato insegnare Lettere.
Il 13 luglio, Ministro, io ero felice e colma di speranza, e non sapevo ancora che tre anni e mezzo dopo sarei stata ancora a casa, in giro a consegnare curriculum o, se mi andava bene, impiegata come barista o nei servizi integrativi a scuola, tutte mansioni dove non occorre avere una laurea di alcun tipo. Ho preso il coraggio a quattro mani, perché ho sempre sperato nel futuro, ho accettato di fare lavori alternativi, mi sono sposata, sono diventata madre. In tutti questi anni ho continuato a credere di poter insegnare: mi sono fatta andar bene il contratto a progetto di una scuola privata nel 2015, nel 2017 sono entrata nelle graduatorie di terza fascia e da febbraio a giugno ho lavorato in un liceo con un contratto che si rinnovava di due settimane in due settimane, per un totale di sei contratti. Queste occasioni mi hanno provato che insegnare è il lavoro che voglio intraprendere, ma sono state purtroppo “fuggevoli ore”.
Io voglio credere che lei riuscirà a capire come mi sento, e come si sentono tanti altri giovani che hanno il mio stesso obiettivo: ci è stato tolto il diritto di abilitarci all’insegnamento. Non esiste una laurea abilitante, non sono usciti concorsi, non si hanno certezze sulle modalità e sulle tempistiche.
Sono passati tre anni e mezzo Ministro, e spesso non riesco a trattenere le lacrime, non posso non provare una delusione cocente, e talvolta finisco per prendermela con me sola, che ho scelto un tale percorso. Eppure, lei lo trova giusto? L’umanità è davvero arrivata al punto in cui si debba studiare solo “ciò che è utile” e “ciò che cerca il mercato”? Credo che in un paese libero si debba avere se non altro l’opportunità di provare a realizzare il proprio sogno: l’abilitazione è un diritto di qualsiasi aspirante docente. Credo inoltre che dovrebbe vigere la meritocrazia: quante volte capita di assistere a lezioni imbarazzanti da parte di docenti ormai scarsamente aggiornati e – soprattutto – con l’unico desiderio di mantenere lo zaloniano “posto fisso” che conservano da vent’anni? Perché non ci sono controlli?
Io ogni giorno mi sveglio e spero in una mail da una delle venti scuole che ho in graduatoria. Solo venti in tutta la provincia di Bologna. Quando si è particolarmente fortunati arrivano, e sa cosa accade? Che magari c’è scritto “per darle una idea della possibilità di nomina, la informiamo che la convocazione riguarda i seguenti aspiranti”, e il tuo nome è il primo o il secondo della lista, così ti illudi fatalmente che la supplenza spetterà quasi sicuramente a te. Chiami la scuola e quando sono dotati di sufficiente cortesia – invero assai raramente – ti rispondono che no, la mail è destinata a tutta la seconda e terza fascia, che vengono mandate di default in questo modo. Così non ottieni la supplenza. Neanche questa volta.
Io credo di essere dotata di sufficiente pazienza e stoicismo, ma ora inizio ad essere stanca di un meccanismo che, per noi giovani, è a dir poco frustrante. Mi rivolgo a lei perché non so più a chi rivolgere le mie preghiere – dato che Dio non credo abbia voce in capitolo nelle questioni del Ministero.
Ministro, le parlo da cittadina italiana, tralasciando qualsiasi orientamento politico, anche se credo che il mio e il suo non siano allineati: dateci la possibilità di dimostrare che possiamo essere validi, che siamo in grado almeno di inserirci in seconda fascia. Insomma, di arrivare in Purgatorio. Perché ad essere onesta, questa terza fascia è davvero lo specchio di una delle Malebolge.
Senza distinzioni di orientamento, in politica tutti dite che i giovani sono importanti, che sono le nuove forze per il futuro: quali forze avremo se già a meno di trent’anni siamo così usurati? Quali alternative ci sono per noi aspiranti docenti alle ripetizioni private e alla disoccupazione?
La prego di considerare il mio appello come (di)sperato tentativo di ascolto. Cambiate le cose. Fatelo per noi giovani italiani.
Valeria Andrenacci
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