Caro Papa Francesco
non so come ci si debba rivolgere al Papa, pertanto lo farò modo mio, con parole semplici, augurandomi che questo mio accorato appello possa arrivare alla Sua attenzione e, tramite la Sua misericordia e il forte senso di giustizia che La pervade, illuminare le menti e scaldare i cuori dei politici e dei magistrati che, a breve, devono prendere provvedimenti in merito al problema che ora vado ad esporre.
Sono una docente di 61 anni e rappresento IL COMITATO CIVICO QUOTA 96 che, da quasi due anni, lotta per vedersi riconosciuto un diritto, scippato e negato dalla riforma previdenziale Fornero che, al momento di varare la sua iniqua legge, non ha tenuto conto della SPECIFICITA’ del comparto scuola che lavora da sempre per ANNO SCOLASTICO (dal 1 settembre al 31 agosto) e NON per anno solare. I circa 4.000 lavoratori della conoscenza, vistosi esclusi ingiustamente dalle norme di salvaguardia che fissava la maturazione dei requisiti al 31 dicembre 2011 (che per il comparto scuola doveva concludersi al 31 agosto 2012, in virtù della specificità lavorativa e contributiva) hanno intrapreso sia la via giudiziaria che, ahimè si è rivelata complessa e impervia e ancora non si è conclusa (si aspetta la sentenza della Corte Costituzionale per il 19 novembre 2013) e sia la via politica, che dopo tanti proclami e promesse, stenta a sanare un evidente ERRORE anche se riconosciuto apertamente da tutte le forze politiche.
Siamo da anni, la classe docente più vecchia e meno remunerata d’Europa ed ora anche ingiustamente esclusa, pur avendo maturato i diritti richiesti per la quiescenza nel biennio 2011-2012, cioè la QUOTA 96, dalle norme di salvaguardia della riforma Fornero. Non è pensabile tenere forzatamente al lavoro vecchi docenti demotivati, privi ormai di quella passione che per decenni ha alimentato l’attività didattica, con problemi di salute ormai inevitabili, quindi fisicamente e mentalmente inadeguati ad espletare il loro lavoro con la professionalità richiesta. Non è giusto né per gli studenti che meritano insegnanti rispondenti alle loro esigenze, né per gli stessi docenti che ormai si sentono inadeguati e non desiderano altro che occuparsi dell’ultima parte della vita che Dio vorrà loro concedere di vivere. Sappiamo bene che il nostro problema è una piccola goccia tra le milioni di ingiustizie ben più gravi che affliggono l’umanità, ma nonostante questo, essersi visti allungare, senza preavviso alcuno e ad anno scolastico inoltrato da circa quattro mesi, la vita lavorativa di 5/6/7anni quando si era ad un passo dalla sospirata pensione, ha gettato nello sconforto più cupo migliaia di famiglie che aspettavano da tempo di potersi finalmente dedicare ai loro progetti di vita (cura e assistenza di genitori invalidi e nipoti da crescere in assenza dei genitori per lavoro). C’è anche da considerare che tenendo forzatamente in servizio i lavoratori ultra sessantenni si impedisce di attuare quel turnover con le giovani generazioni che giustamente aspettano di entrare nel mondo del lavoro.
Sono certa che a questo punto si starà domandando “ma che cosa può fare il Papa per questi vecchi insegnanti?”
Se questo appello sarà ritenuto degno della Sua attenzione, Lei, Santo Padre, potrà fare molto, anzi moltissimo, con le modalità che riterrà più opportune. Per noi “docenti/ata quota 96” e per la scuola in generale, sarebbe già tantissimo ricevere una benedizione pubblica. Se poi , a questa, potesse seguire un appello alla Ministra Carrozza affinchè risolva questa spinosa situazione, riportando giustizia ed equità in un comparto da troppo tempo dimenticato dalla politica, sarebbe davvero “un miracolo”.
Concludo, Santo Padre, augurandoLe di avere sempre la forza per portare a termine il cammino del rinnovamento e della speranza fra i popoli. Preghi per noi, noi pregheremo per Lei.
Con infinita riconoscenza,
Chiara Farigu (kiarafarigu@alice.it)
Direttivo COMITATO CIVICO QUOTA 96
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