Caro Senatore Pittoni le scrivo, così mi racconto un po’ e siccome abbiamo posizioni molto lontane, più forte le scriverò.
Anni fa, dopo una prima laurea magistrale con lode, incominciai a lavorare, ma presto capii che desideravo far altro.
Capii che volevo insegnare. Decisi pertanto di provare il test di scienze della formazione primaria, lo superai e da quel momento lavoro e studio con molta fatica e dedizione. Non è facile. E’ un sacrificio personale molto alto. Uso le ferie per i tirocini, passo le mie sere alzata fino a tardi e i weekend chiusa in casa a studiare. E’ un impegno anche economico importante.
Faccio infatti tutto senza gravare sulla mia famiglia, rinuncio a viaggi, uscite fuori per pagarmi tutto. HO PERFINO RINVIATO IL MATRIMONIO (l’università, i libri, gli spostamenti costano).
Come me sono tantissimi i ragazzi e le ragazze che sono alla seconda laurea e proveniamo da percorsi precedenti variegati: giurisprudenza, pedagogia, geologia, psicologia, veterinaria, architettura…
Il nostro, come quello delle nostre compagne alla prima laurea, è una scelta di vita. Abbiamo scelto di diventare insegnanti e abbiamo deciso di impegnare risorse personali e economiche per diventarlo. E ne siamo orgogliosi. PERCHÉ NON RICONOSCE IL VALORE DEL NOSTRO PERCORSO?
Oggi, tuttavia, i nostri sacrifici sono umiliati, il nostro titolo di studi è calpestato per favorire chi non è insegnante, ma ha deciso di riciclarsi, in virtù di un diploma ottenuto 20/30 anni fa. E di queste politiche lei è il primo responsabile. E glielo dico francamente, questo è profondamente ingiusto.
E’ possibile che io studi fino a tardi per diventare insegnante e c’è chi può permettersi di non riaprire un libro dopo vent’anni che ha ottenuto un titolo di studi inferiore al mio? E’ possibile che tutto quello che io apprendo in cinque anni di facoltà lei lo dia per scontato? E’ possibile che io spinta dalla voglia di diventare insegnante di scuola primaria mi sia cimentata in un altro percorso universitario e c’è chi non è disponibile a sottoporsi a un concorso pubblico? Mi appello alla sua onestà intellettuale: LE SEMBRA EQUO? Lo sa che l’Italia è uno dei pochissimi paesi al mondo che ha delle insegnanti non laureate? Di fronte a questa emergenza la riposta dovrebbe essere un’attenta selezione, invece le si aiutano, le si sanano.
In questo periodo ci si indigna per una sanatoria del 1989, voluta dal governo De Mita, che permise a molte persone senza titolo di iscriversi all’albo degli psicologi, fra cui Foti, coinvolto nel caso Bibbiano. Questa persona in caso contrario non avrebbe mai esercitato. E questo ci deve stimolare delle riflessioni. Ma l’unica risposta possibile è una: LA SELEZIONE E LA COMPETENZA SONO GARANZIA DI QUALITÀ E TUTELA DEI SERVIZI CHE SI OFFRONO AI CITTADINI.
E questo vale soprattutto per chi ha il compito di preparare le nuove generazioni. L’insegnante, infatti, dovrebbe essere un professionista, invece si pensa che trasmettere conoscenze sia come riempire le bottiglie tramite l’imbuto, in cui semplicemente le nozioni defluiscono da una parte all’altra e quindi sia un lavoro alla portata di tutti.
Eppure, nonostante rimanga molto abbattuta e scoraggiata dalle vostre politiche, che vivo con profonda ingiustizia, credo profondamente nella scuola e nella necessità di formarmi e impegnarmi al massimo per diventare una brava insegnante. Chiudo citando Dalla.
Vede Caro Senatore Pittoni, cosa mi sono dovuta inventare per farmi ascoltare, ma io continuo a sperare.
Stella de Sario
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