Caro presidente Napolitano e cari 10 saggi: lettera aperta dell’Anief

“Egregio Presidente della Repubblica, Egregi esperti delle istituzioni e dell’organizzazione economico-sociale, 
abbiamo accolto con vivo apprezzamento la decisione presa dal Capo dello Stato di affidare a 10 personalità di alto livello nazionale la formulazione delle proposte programmatiche da sottoporre alle forze politiche su tematiche centrali istituzionali ed economico-sociali. Anche per conto del mondo dell’istruzione pubblica italiana, è a Voi massimi esperti nazionali, nei Vostri ambiti di competenza, che rivolgo questo appello: nel formulare le proposte per uscire dall’impasse politico e trovare un’intesa programmatica per la formazione del nuovo Governo, ricordate sempre la centralità della Scuola.
In particolare, tenete presente che vi sono tre ambiti fondamentali su cui intervenire con celerità per rilanciare il sistema di istruzione e dei ricerca del Paese: la gestione del personale, l’innalzamento dell’obbligo scolastico e del tempo scuola, la riforma dei programmi. Per quanto riguarda il primo punto, occorre ricordare la necessità di garantire il rispetto delle più moderne direttive comunitarie, sia ai fini della stabilizzazione professionale dei precari che hanno svolto più di 36 mesi di servizio per lo Stato negli ultimi 5 anni, sia per trovare delle rinnovate soluzioni a proposito della formazione iniziale e del reclutamento dei docenti. 
Come accade in Belgio, per questo stesso personale, che svolge un lavoro altamente logorante, è inoltre necessario introdurre delle “finestre” per uscire anticipatamente ed evitare di incorrere nel ‘burnout’. Per coloro che hanno alle spalle oltre due decenni di insegnamento e non intendono lasciare il servizio, è poi sempre più indispensabile prevederne l’utilizzazione come “tutor professionali” da mettere a disposizione delle nuove leve di insegnanti. Come, infine, è necessario introdurre una reale formazione in servizio di tutto il personale scolastico, sia per l’approfondimento/ aggiornamento di ogni disciplina, sia per l’adozione delle procedure scientificamente più adeguate nel campo del sostegno agli alunni disabili. A proposito del secondo punto, diventa sempre più cogente l’esigenza di garantire l’istruzione obbligatoria sino all’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado.
 Nel contempo, appare fondamentale approvare con urgenza una seria riforma dell’apprendistato, che colleghi la scuola con il mondo del lavoro, come avviene in Germania dove un milione e mezzo di giovani ne hanno di recente tratto reale giovamento. Come diventa indispensabile tornare a detenere un’istruzione universitaria di qualità, cui garantire adeguate risorse e alla quale va restituita la preziosa opera del ricercatore. Tali manovre, inoltre, devono essere sempre accompagnate da un’adeguata riprogrammazione della produzione economica ed industriale del Paese, che poggi sul rilancio dell’enorme patrimonio culturale che il nostro Paese detiene. 
Per quel che riguarda l’ultima azione da attuare prioritariamente a favore dell’istruzione italiana e dei suoi giovani cittadini, quella della revisione dei programmi scolastici, è evidente che è oramai anacronistico parlare di contenuti da “calare” a livello locale, regionale o nazionale: facendo parte di un contesto europeo, l’Italia deve necessariamente collocare le competenze da trasmettere alle nuove generazioni su un livello di più ampio respiro. A tal fine, è imprescindibile l’adozione della seconda lingua straniera per l’intero percorso di studi. Come non può essere più procrastinata la decisione di introdurre lo studio comunitario e delle radici europee come materia trasversale”.

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