Caro Renzi, ascolta anche la voce dei genitori

Caro Renzi, Le scrivo da genitore, e a nome e per conto di tanti altri. Le spiego perché la sua “buona scuola” di buono non ha niente!

Premettendo che mi chiedo sempre come mai con tutto ciò che c’è da fare in questo paese, qualsiasi Governo, la prima cosa che fa è riformare la scuola.

Dopo la riforma Gelmini, le posso assicurare, già nelle scuole si è sentito il peso del pessimo cambiamento effettuato, il cui unico scopo aveva quello di tagliare le spese. Questa qui mi sembra tanto che sia fatta per lo stesso motivo!

Da contribuente onesta che regolarmente paga le tasse, tasse che dovrebbero garantirmi il minimo dei servizi, cosa che invece non succede, mi indigno non tanto perché con le mie tasse contribuisco allo stipendio degli insegnanti, che in questi anni ho conosciuto sia da alunna che da genitore di alunni e credo lo meritano tutto (ovviamente qualcuno che il suo lavoro non lo fa bene c’è, ma mi creda, rispetto a quelli che valgono sono pochi), mi indigna di più che i miei onesti soldi vengano usati, senza nessun controllo per garantire a Lei e ai suoi colleghi politici, stipendi a dir poco vergognosi, considerato che, a quanto è sotto i nostri occhi, che di fannulloni e poco capaci ne è piena più la sua categoria che non quella degli insegnanti. Per non parlare di tutti i costi degli annessi e connessi, di rappresentanza, di tutti quelli che ci girano intorno, di tutti i benefit e le agevolazioni di cui usufruite.

Gli insegnanti fanno una scelta, dopo un lungo percorso di studio, che è quella di trasmettere la loro conoscenza a dei ragazzi formando uomini e donne più consapevoli e più critici. Mentre voi politici fate una scelta, spesso senza nessun sacrificio di studi e conoscenze, che dovrebbe essere quella di essere al servizio del popolo.

Il vostro “lavoro” sarebbe quello di ascoltare la gente! Invece nei vostri bei comizi solitamente è la gente che ascolta voi raccontare le vostre belle favolette.

Ritorniamo alla scuola. Partendo dal presupposto che non si può assolutamente pensare di paragonare la scuola ad un’azienda visto che ciò che ne viene fuori non sono beni di consumo, ma sono persone in carne ed ossa che dovranno un giorno portare avanti il nostro paese.

Analizziamo, quindi, qualche punto.

Punto 1. Il Dirigente “dittatore”. Il dirigente non può essere il deus ex machina che decide la vita o la morte di un insegnante. Non è sicuramente l’unico che possa valutare il loro lavoro. Anche perché mi spiega chi deve valutare il lavoro svolto dal Dirigente o dovrebbe esserne esente ? La risposta, per me è una! Chi può giudicare è il fruitore del servizio. I ragazzi stessi ed i propri genitori (anche se questa cosa in ogni cosa non mi rassicura, visto che spesso non c’è obiettività – per chi prende un brutto voto spesso crede che sia colpa dell’insegnante e non certo per propria colpa). Oppure ci vorrebbe una commissione esterna. In ogni caso se valutazione deve esserci per favore che ci sia anche per tutti i dipendenti di uffici pubblici!

La scelta che dovrebbe poi fare un Dirigente per l’assunzione di nuovi insegnanti da Albi e non da graduatorie mi spaventa non poco. Le ricordo che siamo in Italia e non in Svizzera. Lei crede che da genitore mi senta garantita sulla qualità di un’insegnante che verrà scelta chissà come o chissà perché (clientelismo) dal Preside? Ma perché le graduatorie che tengono conto di punteggi acquisiti e dei vari corsi di aggiornamento non vanno bene? Mi dirà che non sempre i concorsi sono limpidi (ma questo vale anche per i concorsi Dirigenti) ma almeno si sa che una buona parte entra anche con merito.

Ogni tre anni, gli insegnanti verrebbero scelti all’interno di albi territoriali e potrebbero non essere confermati nella stessa sede. E la continuità didattica che dovrebbe essere garantita ai nostri ragazzi che fine fa?

Da genitore che vive la scuola le assicuro che mi spaventa l’idea di insegnanti che possano essere succubi dei dirigenti e che abbiano paura di manifestare il proprio dissenso su scelte che riguardano il funzionamento della scuola. Le assicuro che già in piccola parte oggi succede.

Punto 2. L’assunzione degli insegnanti tanto gridata mi sembra più la risposta dovuta alla condanna ricevuta dalla Corte di Giustizia Europea che a chiesto di assumere a forza quelli già impiegati per il periodo che è servito a maturare il diritto di lavorare stabilmente.

Punto 3. Destinazione del 5 per mille e l’ingresso di sponsor per recuperare soldi (soldi che dovreste voi garantire – ribadisco che pago regolarmente le tasse)

Mi potrebbe star bene che il 5 per mille venisse destinato alle scuole, sempre che questo avvenga non per ogni singola scuola, ma che quello che viene raccolto venga ridistribuito in tutte le scuole d’Italia. Mi spiega come si possa garantire l’equità quando ci sono scuole in quartieri più disagiati che vengono frequentate da persone che purtroppo hanno perso il lavoro e che, quindi non riuscirebbero a versare niente? I loro figli hanno meno diritti degli altri? Un diritto che tra l’altro è sancito dalla nostra Costituzione? Gli sponsor … potrebbe andar anche bene l’idea, ma non dovrebbero avere poi nessuna influenza su scelte di testi, didattica o possibilità di inserimento di discorsi politici nelle scuole. E le ricordo, come già fatto, che siamo in Italia. E non mi fido! E le piccole scuole di piccoli centri che non trovano gli sponsor?

Punto 4. Detrazioni fiscali previste per le paritarie. I genitori che sceglieranno gli istituti privati potranno usufruire di detrazioni fiscali fino ad un tetto massimo di 400 euro annui (detrazioni che ovviamente non entreranno come tasse per il resto degli italiani) sommati ai 472 milioni di euro che vengono erogati ogni anno agli istituti non statali (Le ricordo che la nostra Costituzione all’articolo 33 recita così: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”).

Ogni volta che c’è una riforma della scuola mi viene sempre il gran sospetto che quelli che stanno li a pensarla non mettono piede in una scuola da tanto, tanto, tantissimo tempo.

La mia esperienza come mamma è stata che in dieci anni che le mie figlie frequentano la scuola, per ben tre volte sono state costrette a sospendere lezioni e trovare soluzioni alternative per risolvere problema di sicurezza e staticità degli immobili.

Ho vissuto, sulla loro pelle, la riduzione degli orari. Da tre rientri pomeridiani a nessuno!

Ancora oggi una delle mie figlie si trova in un edificio che ci ospita (ovviamente non gratis – spreco dei soldi pubblici senza trovare soluzione alternativa) che non è una scuola, con mancanza di palestra ed altri disagi.

Forse sarò stata fortunata nella mia vita, ma sia quando sono stata alunna che ora che sono mamma ho trovato magnifici insegnanti che hanno svolto e svolgono il loro lavoro con passione. I miei insegnanti mi hanno trasmesso la voglia di conoscere, la voglia di imparare e di capire, mi hanno insegnato che la conoscenza è libertà. Cosa che cerco di trasmettere alle mie figlie con l’aiuto delle loro maestre e professoresse che continuano a credere in questo lavoro. Nonostante abbia visto le insegnanti delle mie figlie, doversi spostare da edifici ad altri, impacchettare e rimettendo ordine – impacchettare nuovamente e rimettere nuovamente in ordine, e trasportare loro stesse i materiali da edifici ad altri, perché poi non c’era personale che potesse farlo, hanno continuato a sorridere e far proseguire i programmi ai ragazzi. Ho visto raccogliere, di tasca loro, soldi per aiutare chi (e non sono pochi) in classe non aveva quaderni, materiali e finanche vestiario.

In dieci anni ho sempre di più vissuto i tagli da voi effettuati. Dobbiamo portarci la carta igienica e materiale di ogni genere. La scuola non può fare fotocopie, non può spendere, non può aiutare chi è in difficoltà. E ovviamente a queste spese c’è da aggiungere il contributo volontario. Contributo che è diventato “necessario” per la minima sopravvivenza della scuola. Contributo che in alcuni casi i genitori, per la grave crisi che ha colpito l’intera Italia, fanno fatica a pagare, ma che con grande dignità cercano di versare in ogni modo perché sanno che è per il bene dei figli.

Allora caro Renzi, con tutte le problematiche che questo paese deve affrontare, con tutte le difficoltà e con tutti gli sprechi che stesso voi, che dovreste garantire l’equità del popolo, perché proprio la scuola ci vuoi toccare?

La cultura, la conoscenza, il pensiero critico ci rende liberi. Forse questo vi spaventa. Ma se proprio volete sentirvi grandi, importanti, abbiate il coraggio di avere di fronte a voi un popolo pensate e non un popolo da manovrare.

Con tutto il rispetto che posso avere, il ruolo che svolgete, non vi rende ai miei occhi migliori di altri. Anzi vi rende più criticabili di altri. La politica come l’insegnamento è la propria vita ed il proprio pensiero al servizio degli altri.

Quando sento parlare di confronti con scuole estere mi vien da ridere. Il confronto sapete quando lo potete fare? Quando le nostre scuole, intese come strutture, verranno equiparate a quelle degli altri paesi. Quando le lim non resteranno in deposito perché forse le pareti in cartongesso non sono adatte a sostenerle o per chissà quale altra cosa mi sono sentita rispondere nel corso degli anni. Quando i laboratori saranno come quelli degli altri. Quando le ore da dedicare alle materie non verranno sacrificate grazie ai tagli che negli anni sono stati fatti per le varie riforme. Allora si che con le stesse condizioni potremo confrontarci.

La scuola ha bisogno di una riforma ma una seria che abbia a cuore i ragazzi, che sia però migliorativa rispetto a quella esistente e non peggiorativa. Una che cerchi di migliorare e equiparare tutte le scuole da Nord a Sud e non che crei ancor più divario.

Potreste fare e cercate da altre parti dover potete tirar fuori un po di soldi (i vostri stipendi per esempio, come già detto)

Se volete riformare realmente la scuola, se veramente i ragazzi sono al primo posto, immettete soldi nelle scuole e non toglieteli.

Perché se questa è la vostra riforma .. lasciate stare, lasciateci in questa disperazione che già viviamo ma che almeno conosciamo. Non dateci una nuova croce.

In un’Italia che va allo sbando chiedo anzi urlo, insieme agli altri genitori: giù le mani dal futuro dei nostri figli.

Il DdL non lo vogliamo!

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