Caro Renzi, io credevo in lei…

Egregio Signor Renzi, Signora Giannini, Signor Faraone, e quanti altri….sindacati compresi!

Non ho creduto mai nelle rivoluzioni cruente, sono stata e sono un’appassionata di Gandhi, di M. L. King, di Mandela, di Cristo e di altri che nelle varie parti del mondo, nella storia, hanno lottato contro le ingiustizie, senza macchiarsi le mani di sangue, ma facendo proprio il sangue ribollente degli altri, degli impotenti, dei diseredati, dei disabili, degli anziani, di me stessa fragile talvolta, ma forte, ricca di quei valori trasmessi dalla mia famiglia, dal mondo classico, di cui mi sono nutrita negli anni del Liceo e dell’Università (sono un’insegnante di lettere in pensione) e che ho trasmesso a tutti i miei alunni, credendo nella formazione e nell’educazione di tutti (uno per uno, dal più debole al più dotato) e di questo è sufficiente la testimonianza di ex alunni, che come me hanno servito e servono lo Stato.

Ho creduto in Lei, Signor Renzi, Signor Presidente (mi è piaciuto sempre rispettare i ruoli).

Mi ha colpito in particolare un suo discorso in cui si evocava la “pietas” di Enea che porta sulle spalle l’anziano padre Anchise, mi ha colpito la sua sensibilità! Le sue parole mi hanno fatto evocare non solo il mondo classico, ma anche i suoi conterranei: Machiavelli, Guicciardini e “in primis” Dante “Ahi, serva Italia…”.
Noi vogliamo che la “nostra cultura” impregni di sé la politica, come servizio alla “polis” e nella “polis” ci sono precari delle “gae”, graduatorie ad esaurimento, madri e padri di famiglia che il fatidico 14 agosto 2015 hanno preferito, pro bono familiae, non fare domanda, pur desiderando ardentemente da 20 anni una immissione in ruolo, credendo fermamente che chi rimaneva nelle gae sarebbe entrato in provincia, anche se con qualche ritardo.

Pur non condividendo la legge 107/15, i docenti l’hanno rispettata continuando a credere che si può entrare dalla porta e non dalla finestra come i ladri…! I professori che hanno scelto di non fare domanda hanno avuto fiducia nello Stato e nelle sue Istituzioni. Chi ha fatto la domanda sapeva che avrebbe rischiato di lasciare casa e cose per trasferirsi in una delle 100 province!……

Pietas! Alla “pietas” si è sostituita una sorta di “pietismo”, leggo anche sui giornali dei “poveri docenti “esodati” nel Nord per libera scelta, dimenticando chi, responsabilmente, è rimasto nella GaE, aspettando rispettosamente! Un pietismo falso!
L’emendamento Puglisi sulle assegnazioni provvisorie (non me ne abbia la Signora onorevole) ha tolto ai docenti ancora in gae, la possibilità anche di una supplenza a tempo determinato, docenti abilitati che hanno servito lo Stato e formato generazioni di italiani. Sembra che una politica dei numeri si sia sostituita alla politica dei diritti, di quello “ius” di cui tutti siamo orgogliosi e a cui da sempre si sono ispirati legislatori e uomini di governo.

Si è alimentata una assurda aparthaid, una guerra tra “poveri” educatori!!!

Ho sempre insegnato che è giusto e bene che le leggi dello Stato vadano rispettate e che quelle ingiuste vadano sottolineate, denunciate e, se è il caso, combattute a costo della vita.

Dimostratemi, per favore, che non è così, non ex cathedra a chi la cattedra se l’è conquistata con estremi sacrifici, non con sillogismi, ma con ragionamenti onesti, che mettano sempre e comunque al centro della politica l’UOMO.

Ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di autentica “Democrazia” Atene docet. Non vogliamo ostracismi.

Dal Nero Nero, vogliamo intravedere orizzonti nuovi che si tingono di rosa. Una nuova aurora è possibile, se lo vogliamo insieme, se lo volete voi politici che legiferate! Solo così la scuola sarà “buona” e l’Italia più bella per le future generazioni.

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