Cancelleria, zaini, accessori e libri di testo. Oramai le famiglie europee debbono pianificare tali acquisti con debito anticipo per non incorrere nei tanto temuti aumenti; questi, nella fattispecie, sono dovuti all’inflazione ed alla riduzione sempre più preoccupante del potere d’acquisto delle famiglie, in relazione alla corrente e fattiva reperibilità dei materiali di fabbricazione e trasformazione. Si aggiunge il trasporto degli stessi, minato dai precari e delicatissimi equilibri geopolitici del mondo contemporaneo. In Europa Occidentale (Francia, Spagna e Regno Unito in particolare) si assiste inoltre ad una moltiplicazione su base annuale delle edizioni dei libri di testo adottati in classe, con un aumento sensibile dei costi. Ciò non pregiudica di fatto solo la mera operazione di acquisto, ma anche la mercificazione e vendita dei testi usati tra classi, sezioni ed età. Valutiamo i più recenti dati circa tali oscillazioni di prezzo in relazione ai salari medi percepiti per i singoli paesi ove la situazione risulta più critica.
L’impatto sulle famiglie
Italia e Spagna pagano il prezzo più alto per le attrezzature scolastiche di base nonostante abbiano salari più bassi rispetto a Francia, Germania e Regno Unito, secondo un’analisi di Euronews sulle cinque maggiori economie europee. Lo studio segue una ricerca relativa a 20 articoli scolastici essenziali – come matite, penne, gomme da cancellare, evidenziatori, pennarelli, astucci, quaderni, diari, blocchi da disegno, forbici, ecc. – venduti nelle catene di supermercati e nei negozi adibiti (cartolerie e simili) nella stessa fascia di prezzo. Il peso più ingente grava sulle famiglie italiane, che devono risparmiare circa il 10,80%, ovvero 202,71 euro, del loro reddito mensile per acquistare solo il minimo indispensabile, libri di testo esclusi. L’associazione nazionale dei consumatori Federconsumatori ha denunciato che il prezzo degli articoli di prima necessità per la scuola è aumentato del 6,6% rispetto al 2023. Gli articoli più costosi sono zaini, astucci e agende.
La top 5: un’Europa eterogenea
Ecco come si classificano le prime cinque economie per quanto riguarda gli acquisti di materiale scolastico di base – libri di testo, pasti, gite scolastiche e attrezzature sportive esclusi:
- Italia: 10,80% sullo stipendio medio mensile al netto delle imposte (202,71 €);
- Spagna: 9,24% (190,32 €);
- Germania: 7,10% (185,78 €);
- Regno Unito: 5,65% (162,68 £/193,49 €);
- Francia: 4,84% (140,34 €).
Se l’aumento dei costi della Spagna è parzialmente giustificato dall’inflazione – la quarta più alta dell’UE a giugno – lo stesso non si può dire per l’Italia, che aveva il secondo valore più basso nel blocco (0,9%). Anche se i prezzi dei libri di testo variano da scuola a scuola, aggiungono un onere notevole: 591,44 euro in media in Italia e 491,90 euro in Spagna, il più alto di sempre, secondo il sito di comparazione prezzi Ideale, con un aumento di 42,67 euro rispetto allo scorso anno. I costi aumentano in Germania e nel Regno Unito, mentre la Francia se la passa meglio. Il quadro si fa sempre più preoccupante anche in Germania, dove secondo l’Ufficio nazionale di statistica i prezzi degli articoli scolastici sono aumentati tra il 5 e il 13% tra il 2022 e il 2023. Nel Regno Unito, un kit scolastico di base sembra generalmente più conveniente. Tuttavia, a differenza di altri paesi, le uniformi sono obbligatorie in tutte le scuole britanniche, con un costo aggiuntivo di circa 422 sterline (500 euro). La Francia sembra avere il miglior accordo tra i cinque grandi d’Europa, con i beni scolastici essenziali che pesano meno del 5% sullo stipendio medio mensile. Inoltre, la Confédération Syndicale des Familles (CSF), una confederazione nazionale di associazioni familiari, ha registrato un calo complessivo del 6,8% nella spesa scolastica delle famiglie francesi nel 2024.