Il ministro Valditara parla dei problemi posti dalla eccessiva presenza di bambini “stranieri” nelle classi di alcune scuole, in obbedienza alle esternazioni del suo segretario di partito, non certo della Costituzione sulla quale ha giurato.
La questione prende avvio dalla vicenda, presentata da Salvini come uno scandalo, della legittima chiusura di un giorno della scuola elementare di Pioltello in occasione della fine del Ramadan, stante la presenza numerosa di bimbi musulmani, che sarebbero stati comunque assenti, mettendo in difficoltà lo svolgimento di lezioni regolari, rivolte al complesso della classe.
Grazie anche all’ignavia delle forze del centro-sinistra, che quando governavano non hanno avuto il coraggio di approvare “lo ius soli” e adesso gridano allo scandalo, parliamo di una maggioranza di bimbi nati in Italia, che parlano italiano o che anche se arrivati da poco nel nostro paese posseggono quella straordinaria capacità di impararla velocemente.
Abbiamo oggi un Ministro dell’Istruzione, che non solo ignora la Costituzione, ma anche diverse norme, che dovrebbe tutelare e garantire nella loro applicazione. Ad esempio che un consiglio d’Istituto ha la facoltà di decidere, sulla base di ragioni didattiche, la declinazione del calendario scolastico; che la legge 286 del 1998 stabilisce l’obbligo scolastico per i minori stranieri, per i quali si applica, tra gli altri, il diritto alla partecipazione alla vita della comunità scolastica; che linee guida del 2007 ritengono proficua per “tutti” l’esigenza di un equilibrio nella composizione delle classi, per non incorrere in esclusioni; che una circolare ministeriale del 2010 introduce “di norma” il limite del 30% della presenza di bambini stranieri, ma che si può elevare nel caso di una conoscenza già acquisita della lingua italiana.
Tutte norme finalizzate all’inclusione dal punto di vista culturale e didattico, esplicitata nel 2007 dal ministro Giuseppe Fioroni, che nella “Via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri” conclude: Le strategie interculturali evitano di separare gli individui in mondi culturali autonomi ed impermeabili, promuovendo invece il confronto, il dialogo ed anche la reciproca trasformazione, per rendere possibile la convivenza ed affrontare i conflitti che ne derivano.
La via italiana all’intercultura unisce alla capacità di conoscere ed apprezzare le differenze la ricerca della coesione sociale, in una nuova visione di cittadinanza adatta al pluralismo attuale, in cui si dia particolare attenzione a costruire la convergenza verso valori comuni.”
Sono passati un po’ di anni, ma norme e indicazioni utili per una società multiculturale sono ancora presenti in molte scuole, che resistono alla barbarie che avanza. Grazie Iqbal Masih di Pioltello!
Loredana Fraleone
Responsabile Scuola Università Ricerca Rifondazione Comunista/SE
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