Dall’Emilia Romagna arrivano notizie critiche sul reclutamento dei docenti. Più volte abbiamo sottolineato come gli stipendi degli insegnanti in questo particolare momento storico siano inadeguati per poter vivere tranquillamente, a causa senza dubbio del carovita sempre più emergenziale.
Ed è proprio questa ragione che sta spingendo diversi docenti fuori sede a non accettare la cattedra in Emilia Romagna, rimanendo supplenti vicino casa. È quanto riporta Repubblica con le dichiarazioni della segretaria regionale della Cisl scuola, Monica Barbolini: “In tutta la Regione solo per il sostegno servono 13.900 insegnanti, 900 in più dello scorso anno e il dato è sempre in crescita. Solo che in tutta l’Emilia Romagna in ruolo ce ne sono solo 4000 e nonostante le diverse chiamate non si riescono a coprire i posti. Ma il discorso vale, benché in misura minore, anche sulle classi ordinarie. Assistiamo sempre di più al fenomeno di docenti precari, inseriti nelle Gps, che non se la sentono, evidentemente, di abbandonare l’ordinario, seppure svolto come supplenti, per cambiare regione e rischiare di tornare a casa o riavvicinarsi alla famiglia chissà tra quanti anni. A pesare è sempre di più il costo della vita e in particolare della casa. Un insegnante che guadagna in media 1200-300 euro al mese difficilmente può sostenere un affitto da 7-800 euro. Bisognerebbe pensare a un bonus casa per i docenti, altrimenti la vedo dura”. Nel dettaglio, i posti avanzati sono così suddivisi: 83 a Modena, 65 Bologna, 60 Reggio Emilia, 50 Parma, 45 Ravenna, 27 Ferrara, 26 Piacenza.
Stessa storia era successa anche per la Regione Lombardia, in particolare la città di Milano non era vista come luogo ideale per il trasferimento dei docenti fuorisede. Infatti, come ha riportato Open che ha analizzato i dati estrapolati dall’edizione milanese del Corriere della Sera, 17mila docenti in Lombardia hanno chiesto il trasferimento in altre regioni. La gran parte di questi, un terzo, sono siciliani e desiderano rientrare nella propria terra. A questi si aggiungono calabresi, pugliesi e campani facendo salire la percentuale al 52%.
I motivi della tentata fuga dalla metropoli sono ormai ben noti. Le proteste degli universitari per i costi spropositati delle case o delle stanze in città, hanno fatto discutere, spingendo a trovare delle soluzioni. Ma la questione, come dimostra il sondaggio della Tecnica della Scuola, riguarda anche i lavoratori fuorisede e in questo caso i docenti e il personale scolastico, costretti a dover sostenere costi alle stelle per gli affitti. Il costo della vita a Milano è troppo alto. Molti sono costretti a doversi spostare nelle aree periferiche o nei comuni vicini per ricercare affitti a costi più contenuti, con enormi disagi alla propria quotidianità (lunghi spostamenti, tempi di percorrenza elevati tra casa e scuola ecc).
E mentre il ministro Valditara aveva annunciato un “piano casa” per i docenti che vivono nelle città più care affermando di dover “ragionare insieme alle Regioni per trovare alloggi”, l’Usb Emilia Romagna, nello specifico, si sta mobilitando per creare uno sportello dedicato proprio alla ricerca di case per docenti.
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